lezioni con il Maestro Sala, ero annoiato di suonare i classici di Bach, Mozart, eccetera ed un giorno rimasi incantato nel sentirlo suonare Gerswin (lo ricordo perfettamente anche se avevo solo 8 anni) e gli chiesi ‘Maestro, ma che musica è quella?’ mi rispose che si trattava di jazz e allora esclamai: ‘Ecco! Io voglio suonare quella musica lì!’”
     “A nove anni iniziavo a suonare già i primi classici, quali ‘Summertime’, e da lì è iniziato il lungo percorso contraddistinto da molto lavoro individuale, dal continuo ‘rubare’ a destra e a sinistra, dal suonare con i più svariati jazzisti, dall'ascoltare moltissimo. All'epoca non esistevano strutture dedicate all'insegnamento ad eccezione della lontanissima Boston. Quindi mi sono costruito un percorso formativo da cui è anche nata l'idea del Centro Didattico che è la sommatoria di un percorso di quarant'anni di studi.”
     Il pianoforte… cosa significa per te questo strumento?
     “Ai miei amori ho sempre detto: ‘…ricordatevi che prima di voi viene il pianoforte!’ Non tanto perché c'è un rapporto particolarmente stretto, ma in quanto il pianoforte sono io. È lo strumento attraverso cui mi esprimo; esso mi aiuta ad essere sereno. Quando sono sereno con me stesso lo sono anche nei rapporti con gli altri. È un po' il mio ‘tutto’ e faccio molta fatica a restare troppo a lungo lontano da lui.”
     Quando Claudio Angeleri è diventato un Musicista con la M maiuscola?
     “In verità non lo so, anche perché ritengo che queste siano definizioni molto giornalistiche. Fare il musicista è un lavoro quotidiano, un lavoro durissimo, in cui bisogna credere e molto, molto lungo. Sono stato sempre particolarmente intraprendente e molto aperto ad esperienze e possibilità di collaborazioni, curioso, per cui penso di poter dire che la mia carriera sia forse iniziata quando ho detto ‘Bene! So suonare la musica degli altri (e la suono ancora) però vorrei provare a proporre la MIA musica, le mie composizioni’. Nel 1983/84 con l'Arp Quintet ho presentato il primo disco ed è piaciuto al punto da ricevere diversi incoraggiamenti ed in particolare quello di Arrigo Polillo (grande critico musicale jazz n.d.r.). Da lì è iniziato un percorso in un mondo fatto soprattutto di collaborazioni.”
     Raccontaci della tua esperienza al fianco dei “grandi” del Jazz.
     “Il primo nome che mi viene in mente, anche perché è scomparso recentemente, è quello di Charlie Mariano, un grande saxofonista, che ha suonato anche con Mingus, con cui ho fatto due tournèe in giro per l'Italia e insieme abbiamo inciso due dischi. Era il 1998 e si trattava di un progetto dedicato a Ellington, di cui lui era uno dei migliori interpreti, fra l'altro c'era

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