annuncia dal microfono: “Attendiamo un locomotore, ma arriverà da Milano Centrale. Chi vuole può scendere e farsi venire a prendere, ma io non ho visto niente, perché in teoria la cosa non è possibile, visto che qualcuno potrebbe farsi male”. In effetti, a pochi metri dalla stazione di Certosa, la pendenza è notevole, l’altezza dall’ultimo gradino al suolo anche e per terra ci sono ad attenderci i lastroni di ghiaccio. Il rischio è dunque di fratturarsi un piede o una gamba. Meglio non rischiare e attendere. Ma il locomotore di riserva non arriva mai. E la temperatura nelle carrozze inizia a scendere, anche la luce si affievolisce. Mentre fuori continua a scendere pioggia gelata e noi siamo letteralmente prigionieri del treno pur essendo a pochi metri dalla stazione di Certosa.
     Si inganna il tempo parlando delle disavventure capitate in viaggio: “Lo sai – mi dice un vicino – che la scorsa settimana ho preso il Pendolino e tra Bologna e Firenze non si chiudevano le porte, così siamo rimasti fermi due ore?”. E ancora, un altro compagno di disavventura: “Sì, diglielo all’amministratore delegato di Trenitalia Moretti, io ho fatto un viaggio ad alta velocità arrivando da Roma a Milano con oltre cinque ore di ritardo”. E un altro ancora: “Pensa che io su un intercity che arrivava da Genova avevo le carrozze con neve e gelo all’interno”…
     Passano altri interminabili minuti, anche più di un’ora, e rispunta il controllore in veste di Superman con elmetto, pettorina gialla, una corda e una torcia, esclamando: “Sta per arrivare il locomotore, speriamo bene, io non ne ho mai agganciati da dietro”. Non sappiamo se ridere o piangere, ci fa persino compassione quest’uomo, lodevole la sua buona volontà ma in concreto non si risolve nulla per altri trenta minuti perché ci sono problemi nell’aggancio e anche il nuovo locomotore ha i pantografi ghiacciati, dunque non riesce ad approvvigionarsi di corrente.
     Intanto dietro si formano altre code di treni e davanti, a Pavia, un locale viene fermato e soppresso, con i viaggiatori costretti a trasbordare su un altro convoglio. Cosa che capiterà anche a noi per raggiungere proprio la città che guardiamo ormai come un'oasi, poco prima dell’una, in attesa dell'allestimento di un pullman sostitutivo. Non so cosa augurare ai malcapitati compagni di viaggio che devono arrivare a Genova e addirittura chi a Ventimiglia, chi a Livorno. Meglio forse fermarsi a pernottare in un albergo di Pavia o Voghera e ripartire in mattinata. Ma la mattinata (quella odierna) ci ha regalato altre sorprese, simili alla nottata precedente. A quando il lieto fine? Per il momento la favola di Natale di Trenitalia l'abbiamo scritta e siamo pronti ad inviarla anche all'amministratore Moretti, augurandogli buone feste.

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Milano, Pavia, Diego, Bianchi, Trenitalia, Disavventura, Caos, Neve, Disservizi, Bloccati, 22 dicembre, 2009