colloquio avuto con Mussolini, la scrittrice cambiò idea ed ottenne un assegno mensile di mantenimento e un premio dell'Accademia d'Italia, iscrivendosi inoltre nel 1933 all'Associazione nazionale fascista donne artiste e laureate. Dopo la seconda guerra mondiale si iscrisse al PCI e collaborò all'“Unità”, militando attivamente nel partito.
     Morì a ottantatrè anni, nel 1960.
     “Una donna” è il primo romanzo della Aleramo; uscito nel 1906, si impose subito come un grande successo. Ebbe senza dubbio il merito di svelare l'intimità di una donna italiana, fino a quel momento limitata entro le mura di casa, o edulcorata dalle fintamente progressiste riviste femminili.
     Per collocamento storico e origine, “Una donna” può facilmente essere considerato come il diario personale della Aleramo, ma insieme come una anamnesi scritta della sua vita fino a quel momento, messa sulla carta per il bisogno di essere esorcizzata e poi superata. Dopo l'uscita del libro, infatti, la Aleramo abbandona per sempre la maschera di donna entro gli schemi che aveva indossato fino a quel momento, per reagire all'ipocrisia sociale con un comportamento anticonformista e destabilizzante. Non dimentichiamo che, negli anni Dieci, il fatto che una donna fosse separata e intrattenesse svariate relazioni , per di più lesbiche, era un attentato all'istituto della famiglia. Liquidata da intellettuali come Prezzolini quale “lavatoio sessuale della cultura italiana”, la Aleramo mise nel suo primo lavoro tutte le chiavi per interpretarne la vita successiva.
     Il racconto di “Una donna” comincia dall'infanzia della scrittrice, narrando la sua ammirazione sconfinata per il padre, uomo vigoroso e pieno di iniziativa. Quando la famiglia si trasferisce in un paesino del Sud per seguire la carriera del padre, la giovane Sibilla trova lavoro nella fabbrica; è qui che si consuma la violenza da parte di un dipendente, poi costretto a sposarla con un matrimonio riparatore. L'ingresso nell'età adulta avviene così in modo traumatico per la giovane, che conserverà sempre una repulsione verso le avances fisiche del marito. Ad illuminare le sue giornate arriva la nascita del figlioletto, la cui crescita e i cui progressi sono analizzati in pagine dense e ricche di sentimento. Nonostante il percorso di studi minimo e il matrimonio che la ingabbia, la protagonista riesce a ritagliarsi momenti di crescita personale grazie ai libri e alla scrittura, fortunatamente non osteggiata dal marito. Continuamente sospettata di tradimento da parte del coniuge, tenta il suicidio ingerendo una dose non letale di laudano; sopravvive, ma questo avvenimento le lascia una

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