Come vediamo attraverso questo caso, nel bambino molto piccolo gli affetti non comunicabili, non esprimibili prendono una via sotterranea: la sofferenza si manifesta attraverso la pelle, entra nella carne della piccola. La crisi della madre, il suo lutto “interno”, producono un’inconsapevole mutamento nel rapporto con la bambina. Il legame si rompe, non c’è più sintonia con la realtà della piccola. La relazione calda, reciprocamente soddisfacente, prende a regolarsi esclusivamente sulle necessità pratiche in una pressoché assoluta cecità nei confronti dei bisogni della bambina così piccola e della sua fragilità.
     In un momento di transizione dall’infanzia all’adolescenza, di trasformazioni fisiche, sul punto di lasciare ormai la scuola primaria in cui è cresciuta e in cui con profitto si è acculturata, la bambina compone questa poesia, il cui valore viene subito apprezzato dalle persone del suo ambiente. In effetti l’insieme, da un punto di vista intellettuale, colpisce per l’uso suggestivo della metafora, l’efficacia delle immagini e la sintesi, soprattutto considerata l’età: dieci anni e dieci mesi.
     Se poi possiamo e vogliamo considerare la poesia anche in rapporto alla vita della giovanissima autrice, allora l’insieme ci sorprende! Troviamo in una mirabile sintesi il riferimento a un periodo drammatico dell’infanzia, quel periodo dominato da uno stato di profondo e muto abbandono, quando la fatica e il dolore passavano nella sua pelle… quella pelle che urlava, le toglieva il sonno e le si offriva poi lacerata e rugosa. Era il tempo in cui qualcosa di incomprensibile era accaduto nel suo piccolo universo, nel rapporto con la sua mamma: l’aveva perduta… forse per una malìa? Quando stare con lei era diventato tanto faticoso e la fatica era davvero una sfida alla sua tenacia! La madre l’aveva “strappata” dal suo capezzolo e l’aveva allontanata da sé, poiché non ritrovava più nel momento dell’allattamento la magia di cui aveva goduto precedentemente: la piccola non si perdeva più nei suoi occhi, non la riportava più con il suo comportamento a quello stato fusionale in cui solo poteva amare e sentirsi amata… e da cui ogni altro era escluso! La madre che a un certo momento si rende conto di non poter più ritrovare quello “stato” di grazia precipita nella delusione e nella reazione rabbiosa e vendicativa, oltretutto dopo poco sarà gravida, pronta a ricominciare con un altro neonato.
     Lo stile della composizione, asciutto, composto e di straordinaria efficacia, ci fa ulteriormente riflettere. Non può venire che da un’avvenuta elaborazione del trauma! Lo sforzo che la madre ha compiuto nella conoscenza di se stessa, la presa di coscienza di ciò che spirava dal suo mondo interno, quello legato alla sua storia di affetti, delle sue rappresentazioni della bambina e di se stessa come madre, ha consentito via via il riavvicinamento alla sua piccola. Questa ha

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