QUALITÀ DELLA VITA: CROLLO DI BERGAMO
                                  di Pierluigi Piromalli

     La consueta indagine statistica pubblicata dal Sole 24 ore ha sancito, nel panorama nazionale, un significativo e preoccupante declassamento di Bergamo quanto a qualità della vita. La città orobica, pur conservando ancora un’invidiabile posizione in classifica per quanto riguarda l’indicatore del tenore di vita, dei servizi, dell’ambiente e della salute, ha però subito, rispetto all’anno precedente, l’arretramento di ben quaranta posizioni nella speciale graduatoria che prende in esame la condizione di vivibilità delle centotre province italiane. Il fattore determinante, a quanto risulta scorrendo le analisi dettagliate e particolareggiate degli ambiti presi in esame, è rappresentato dall’ordine pubblico che, in città, nonostante la stampa locale sia costantemente attenta a segnalare i fatti di cronaca nera, spesso più per soddisfare un sensazionalismo giornalistico che per una reale necessità di fare informazione, sembra non costituire un problema adeguatamente avvertito dall’amministrazione cittadina. Pur con tutte le attenuanti concesse dalla adozione di una corretta chiave di lettura delle statistiche, non passa inosservato il fatto che l’intero territorio orobico sia costretto purtroppo a convivere, ormai da tempo, con una realtà quotidiana inquinata dalla presenza di fenomeni criminali ormai assestati sull’intera area urbana e provinciale.
     L'analisi, sul punto, del quotidiano economico parte dalla verifica di una serie di opzioni che concorrono a determinare l’impatto del fenomeno sulla collettività e la percezione che esso genera nella popolazione: microcriminalità, furti in appartamento, furti d'auto, rapine e delitti in genere denunciati negli ultimi cinque anni. Ciò che maggiormente stupisce e che deve costituire motivo di attenta riflessione sta non tanto nel fatto che il contesto produttivo ed economico assorba una patologia criminogena, fisiologica e complementare al territorio, quanto nell’assistere ad un atteggiamento stranamente rinunciatario e non in sintonia con le inquietudini della cittadinanza da parte dell’amministrazione, la quale sembra latitare nell’azione di contrasto alla delinquenza. Se i reati denunciati contribuiscono a generare fattori numerici che formano la statistica, viene da chiedersi quale sia l’oscuro motivo che impedisce un’azione sinergica delle istituzioni locali, che appaiono sempre un po’ restie allorché si affronta il tema criminalità.
     Bergamo e provincia rappresentano una realtà cuscinetto, posta tra il tumultuoso hinterland milanese e l’Est Lombardia bresciano più frenetico e più permeabile alla presenza delle bande malavitose, che riesce ancora a conservare una vivibilità tollerabile che non è, però, immune da movimenti tellurici di una criminalità strutturata ed invasiva.

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