RIQUALIFICAZIONE URBANA DELLE AREE DISMESSE
                                  di Pierluigi Piromalli

     In città ed in provincia sono ancora visibili i siti dismessi delle fabbriche abbandonate che occupano migliaia di metri quadrati di superficie e che appartengono ad una archeologia industriale che evoca gli scenari del boom economico degli anni Sessanta. Se per alcuni di essi, come le ex-manifatture Ziliani al Villaggio degli Sposi o l’area ex-ATB nel quartiere San Paolo, è già stata avviata una riqualificazione territoriale con insediamenti, in via di completamento, a destinazione residenziale, per altri, quali la Fervet, la Cesalpina, la Mangimi Emmetre e i Molini Riuniti, testimoni silenziosi di un passato ormai archiviato, si è in attesa di conoscere a quale tipo di riconversione saranno sottoposti. Analogo discorso vale per altri comuni di provincia, ove alcuni distretti abbandonati, quali la ex-Fratelli Mazzoleni, la ex-Magni, le ex-Acciaierie Rumi di Seriate o la Baslini, la Sofim-Moriggi e la Fiv di Treviglio, costituiscono occasioni appetibili per futuri investitori in attesa che vengano varati precisi piani di riqualificazione.
     Il settore Pianificazione territoriale della Provincia in collaborazione con la Regione, ha elaborato una mappa analitica di questi ex poli produttivi, fotografando il territorio ed elaborando i dati già raccolti nel 2008 nell'ambito del Daissil, il Documento di analisi e indirizzo per lo sviluppo del sistema imprenditoriale lombardo. La programmazione degli interventi urbanistici, basti pensare alla riconversione in edilizia residenziale delle aree dismesse collocate tra Celadina e Gleno, ha imposto come obiettivo quello di recuperare tali insediamenti, un tempo ad uso industriale o artigianale, che costituiscono un patrimonio in termini di superfici utili da destinare ai vari progetti di riqualificazione.
     La motivazione non poggia solamente sulla necessità di riutilizzare ampie volumetrie in un contesto urbano già saturo di spazi, ma anche sull’esigenza di arginare il degrado di tali aree sempre più teatro di occupazioni abusive e di rischi anche ambientali. L’ultimo esempio tangibile è quello dell’ex-vivaio Franchi, in città, luogo di stazionamento e di bivacco da parte di stranieri senza fissa dimora. L’opera di bonifica si è resa necessaria a seguito dell’occupazione abusiva dell’immobile e della conseguente ordinanza di sgombero e demolizione da parte del Comune con buona pace dei residenti preoccupati per una potenziale fonte di pericolo per il quartiere.
     Il recupero delle realtà dismesse si inserisce nell’ambito di un progetto di coordinamento tra il Piano di Governo del Territorio cittadino e il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale, il cui scopo è anche quello di prevedere l’utilizzo ragionato delle aree ormai accantonate, che non sia solo espressione di natura edificatoria, sicuramente importante ma non

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