insieme tenendo sempre come catalizzatore un claun, per esempio Margherito.
     Un’altro motivo per il quale abbiamo deciso di fondare l’associazione è che abbiamo sentito l’esigenza di portare la claunterapia al di fuori degli ospedali, creando un nuovo progetto finalizzato al trasporto di bambini, a volte anche di anziani, che, per esigenze di malattia o di disabilità, necessitano di trasporti per terapie periodiche. Unendo queste due motivazioni è nata l’associazione ‘Un naso rosso per…’ dove la parola ‘per’ rappresenta il prossimo progetto per il quale offriremo il nostro aiuto. Il nostro primo progetto importante è stato quello di creare questa ambulanza denominata ‘Ambulaclaun’ e il gruppo di pagliacci che si occupa di tutte queste iniziative è stato chiamato ‘I Pagliacci del Cuore’.
     Com’è costituita l’associazione? Al suo interno, i ruoli degli associati sono distinti?
     “Il nucleo dell’associazione è costituto da cinque persone attorno alle quali ruotano circa un centinaio di claun. I ruoli fra noi cinque soci sono ben distinti, mentre tutti gli altri collaborano a rotazione, a seconda del progetto che stiamo seguendo. Non si richiede un impegno particolare, ma disponibilità e un gran cuore, sia per l’animazione quanto per il trasporto dei bambini con Ambulaclaun e, chiaramente, essendo tutti volontari, le maggiori difficoltà le incontriamo quando abbiamo delle esigenze di trasporto infrasettimanali.”
     Ci sono dei progetti ricorrenti ogni anno oppure offrite la vostra disponibilità a 360° verso ogni necessità?
     “Noi ci occupiamo della persona ammalata con particolare attenzione a quelle situazioni nelle quali è presente anche un disagio economico. Ci sono comunque altri progetti che abbiamo molto a cuore e che continuiamo a seguire: per esempio, da tre anni collaboriamo con una missione in Bangladesh, ogni anno tre claun partono per portare il loro sorriso anche laggiù; oppure abbiamo raccolto fondi per mandare dei libri ai bambini in Africa. Quest’anno siamo stati fortemente coinvolti anche dal terremoto dell’Abruzzo: da quando è successo siamo continuamente presenti per aiutare queste persone a superare i loro disagi con il nostro aiuto.”
     Dal punto di vista emotivo, come è stato arrivare in Abruzzo?
     “Sono sincero, all’inizio ero molto scettico sull’utilità del nostro aiuto laggiù, avevamo a che fare con persone che avevano perso la casa, ogni certezza, quindi una situazione di estremo disagio. Poi ho iniziato a ricevere i primi commenti delle persone che si erano recate fra la gente terremotata, entusiasti di quello che facevano e di quello che ricevevano dalla popolazione! Casualmente, sono stato invitato ad una festa dall’associazione ‘Vola nel cuore’ di Ferrara, dove ho

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