renderlo felice non infelice."
     Come ti sentivi?
     "Incompresa, non protetta, delusa e disillusa ma soprattutto sola, e per la prima volta in vita mia... fragile. Col tempo questa sensazione è diventata insicurezza. Non sapevo più se ero simpatica o antipatica, se ero carina o brutta, se ero intelligente o stupida... se potevo mangiare o meno, a tal proposito, sono arrivata al punto di mangiare di nascosto. Lui diceva che non gli piacevo più, che ero grossa (ho sempre avuto una taglia 44) e che per questo non lo attraevo neppure. Per farlo contento avrei dovuto dimagrire e ci ho anche provato ma c'era sempre un chilo in più da perdere... se mangiavo un dolce si arrabbiava e così mi sono ritrovata un giorno a mangiare un pezzo di cioccolato dell'uovo di Pasqua di nascosto, con tutti i nervi tesi a sentire se arrivava in cucina. Mi sono resa conto che non era la prima volta che lo facevo e soprattutto ho continuato a farlo per molto tempo dopo, quando ormai vivevo da sola. Avevo un gran bisogno di parlare, di comunicare, chiunque mi concedesse cinque minuti, anche per sbaglio, veniva travolto dalle mie chiacchiere, elemosinavo un contatto, elemosinavo umanità."
     Com'era la vostra intimità?
     "Povera, molto povera. Lui mi cercava in continuazione ma non mi riteneva attraente, e soprattutto ero, secondo lui, e alla fine mi ha anche convinto di esserlo, inadeguata, incapace di attrarlo, di farlo sentire un uomo. I nostri rapporti alla fine, soprattutto gli ultimi tempi prima che me ne andassi, duravano venti minuti in tutto, compreso il tempo che ci mettevo dopo a lavarmi. Era tutto così freddo, così meccanico. Mi usava. Non provavo nulla e mi ero convinta di essere frigida. Alla fine avevo addirittura fastidio. Appena mi baciava mi si chiudeva la bocca dello stomaco, come se mi avessero dato un pugno in pancia e non vedevo l'ora che finisse. Una sensazione che avverto ancora oggi al solo pensiero."
     I tuoi hanno mai capito quel che accadeva?
     "I miei familiari li vedevo una volta a settimana se non si inventava qualcosa da fare. E comunque a loro non dicevo nulla. Io stessa non ho capito per molto tempo quel che mi stava facendo e non avrei saputo cosa dire. Credevo che il nostro rapporto dovesse essere così. C'erano coppie in cui non si discuteva mai e coppie in cui si doveva discutere, anche litigare. Credevo fosse ‘carattere’ e gli fornivo mille giustificazioni... l'infanzia difficile, le sofferenze... Io ero quella inadeguata, io mi sentivo colpevole e incapace di migliorarmi. Mi diceva sempre

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