delle gare ha ammesso che è stato "il pensare" a questi grandi festeggiamenti e dimostrazioni di affetto ad infondergli la forza per proseguire e che in cuor suo si diceva: “Merà trà 'nsèma argót...” per ricambiare l’affetto dimostratogli; a questo punto è scattato spontaneo un grande applauso.
     Da questa serata è emerso non solo il campione, che in fondo tutti ormai conoscono, ma l’uomo, la grande professionalità, l’umanità, la correttezza nei confronti dei colleghi e avversari. È emersa una persona dotata di semplicità, umiltà, tenacia e determinazione, qualità che insieme a doti fisiche innate e a tanta costanza lo hanno reso il campione che ha saputo regalarci tante gioie ed aggiungere lustro alla nostra città. Sicuramente un grande esempio e modello da

seguire nel suo campo e non solo, in un momento in cui spesso si parla di ciclismo più per gli scandali che per l’aspetto sportivo.
     La serata in fondo non è stata un addio, ma una scoperta dell’uomo che c’è dietro al campione e i suoi fans non hanno

voluto che questa serata fosse un addio, ma una sorta di abbraccio e di ringraziamento per quello che Paolo Falco Savoldelli ha saputo regalare.
     In conclusione abbiamo raggiunto un altro rovettese DOC, che come il Falco porta in alto il nome di Bergamo, il Bepi. Gli abbiamo chiesto un suo pensiero: “non posso che essere felice di avere un compaesano che tanta gloria ha raccolto in uno sport e tanta visibilità ha dato a Rovetta. Non sono un grande appassionato di ciclismo, ma Savoldelli m'è piaciuto non solo perché rovettese, ma anche in quanto persona schietta e schiva che, come accade spesso ha chi ha queste caratteristiche, non ha ricevuto le lodi che meritava. La canzone a lui dedicata (e con lui cantata) l'ho scritta anche come una sorta di "dovere" affinché si superassero quei sentimentucoli beceri che portano, a volte, ad invidiare chi, vicino a noi, raccoglie qualcosa più di noi, arrivando persino al paradosso di avere "in casa" i detrattori più bifidi. Non mi sono mai spacciato per suo amicone, ma come rovettese quasi suo coetaneo ho creduto e "sentito" giusto fare il  tifo per lui incondizionatamente, sostenendolo con i mezzi che avevo a disposizione (in questo caso la musica e la mia, pur limitata, popolarità a livello locale), conscio che quel che Savoldelli aveva fatto e stava facendo era qualcosa di straordinario per il nostro paese e la nostra provincia”.
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