per 1 secondo riusciamo a non far pensare alla propria malattia vuol dire che abbiamo avuto successo.”
     Perché questo spettacolo e qual è lo scopo benefico?
     “Lo spettacolo di questa sera ha lo scopo di raccogliere fondi per la formazione dei nostri clown e per i nostri progetti. Tra questi, il 40% dell’incasso sarà destinato al progetto nato in collaborazione con il Comitato per il Dipartimento di Chirurgia Pediatrica Onlus, nato nel 1997 allo scopo di raccogliere fondi al fine di consentire al dipartimento stesso di poter disporre di strutture e strumentazioni adeguate ai bisogni dei bambini ammalati e in linea con la moderna tecnologia. Negli anni, grazie a generosi contributi offerti da privati e istituzioni, il Comitato ha realizzato: Terapia Intensiva e sub intensiva - Poliambulatori specialistici per day hospital - studi medici e acquistato strumentazioni e apparecchiature; nel 2006, ha dato il via alla casa Eleonora, che oggi ospita gratuitamente coloro che hanno necessità di spazi durante il percorso delle terapie. La nostra collaborazione con loro ha dato modo ai clown di Bergamo di partecipare ancora più attivamente alla vita dell’Ospedale, dando un concreto contributo e donando parte dell’incasso della serata “Artisti per i clown” al Comitato per l’acquisto di un macchinario per la Laparoscopia pediatrica, la quale consentirà all’ospedale di non dover più sottoporre i piccoli pazienti ad esami e interventi invasivi.”
     Qual è il vostro stato d’animo quando operate in queste realtà?
     “Ti voglio raccontare un episodio significativo della mia attività. Reparto oncologia pediatrica: nel corridoio ci accolgono 4 bambini e io e il mio compagno li facciamo divertire con le nostre magie, palloncini, stramberie ecc… Tra i nostri sfortunati spettatori c’è una ragazzina di 12/13 anni sulla carrozzina che ci guarda, ma non riusciamo a coinvolgerla e a farla ridere. Niente di male, non dobbiamo far ridere per forza, ma dentro “ci brucia”. Per un clown di corsia il non sorriso viene vissuto come un insuccesso… comunque… proseguo con i miei pensieri verso altre stanze. Passando davanti alla camera della ragazzina in carrozzina la madre mi ferma e mettendomi una mano sulla spalla mi dice: ‘grazie, era tanto che non vedevo mia figlia ridere!’ A me sembrava di non aver visto nemmeno un sorriso sul suo volto. Come cambia il sistema di riferimento in certe circostanze.”
     Alla domanda “ma chi sono i dutur claun?” la risposta è stata: “Un naso rosso, un po’ di trucco, pantaloni improbabili, gadgets e palloncini in tasche multicolori e una considerevole faccia tosta; eccolo il clown di corsia, pronto ad affrontare con coraggio anche il bambino più irriducibile e determinato, sul ‘campo di battaglia’ più arduo, una stanza d’ospedale. Qui le strategie servono a poco; non

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