PER FORTUNA C’È LA CRISI!
                                  di Graziano Paolo Vavassori

     C’è qualcuno che dice: “per fortuna c’è la crisi!” È da un po’ che le cose non mi quadrano… Nissan licenzia 20.000 lavoratori, 10.000 la General Motors, Peugeot-Citroën 11.000, non vi sembrano cifre esagerate? Poi arriva una conferma dai quotidiani, che devono o dovrebbero essere un filo più diretto con la gente. Dopo l’ipotesi di 120 esuberi alla San Pellegrino, gruppo Nestlé, anche la gente comune della Val Brembana ha la sensazione che ci si stia approfittando della crisi per licenziare un po’ di personale, quindi contenere i costi, puntando essenzialmente, appunto, agli stipendi più alti.
     È un dato di fatto che con la scusa della crisi si operano ridimensionamenti che prima non erano possibili. In questa storia, tuttavia, io ci vedo dell’altro. Ritengo che le condizioni della crisi non comportino tutta questa disfatta di manodopera. Non credo sia così per tutte le aziende, ci mancherebbe, tuttavia mi sembra che le cifre non siano in linea con le percentuali dichiarate del calo dei consumi. È come se prima del crollo economico già c’era un eccesso di manodopera in relazione al prodotto industriale ed ora, con un calo evidente degli acquisti, le aziende si sono buttate a capofitto.
     In cuor mio spero vivamente di sbagliarmi clamorosamente, ma se così non fosse, significa che superato il 2009, ammesso e non concesso che l’anno prossimo sia effettivamente quello della risalita economica, molta gente non tornerà ad avere un lavoro e non credo che la cassa integrazione possa durare in eterno. In definitiva, mentre la crisi è nata a causa del mercato finanziario virtuale “dopato”, la manodopera nelle aziende era già “dopata”.
     Mi resta solo un encomio da assegnare al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, giusto per confermare che “il bergamasco non è acqua”, in quanto non solo sta facendo un buon lavoro in un momento difficile (guarda caso una donna al posto giusto), ma anche per il buon esempio che ha dato nella sua azienda; anziché attingere immediatamente dalla cassa integrazione, ha lasciato a casa una parte del personale pagando loro in ogni caso il normale stipendio, poi ha realizzato un monte ore al contrario, ovvero, quando i consumi riprenderanno, i suoi dipendenti gradatamente recupereranno le ore pagate e non lavorate lavorando senza essere pagati.
     Questo manca in Italia, il buon esempio. Mentre tutti parlano di crisi e di come risolverla, nessuno di loro si è mai diminuito lo stipendio, in particolare coloro che percepiscono diversi milioni di euro l’anno, presi dalle casse dello Stato.

 
 
 
 
 
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