che, nei periodi d’oro, ne immatricolava circa 16 milioni. Ecco perché la Cina se ne “infischia” del Trattato di Kyoto, vuole crescere a tutti i costi. Ecco perché Obama, che ha una propria e condivisibile mentalità ecologista, ci tiene in modo particolare a trovare un accordo affinché anche la nuova super potenza industriale accetti di limitare le proprie emissioni in atmosfera di gas climalteranti. Vediamo a questo punto di rinfrescarci la memoria sul Trattato di Kyoto.
     Partiamo dalla notizia peggiore: USA e Cina, come testé scritto, non hanno aderito, ma anche l’Australia e vari altri Stati minori. Per l’elenco dei Paesi firmatari, invece, vi rimandiamo alle ultime pagine del seguente file PDF: Protocollo di Kyoto.
     Il Trattato di Kyoto ha origini spaventosamente lontane se consideriamo che ora il problema del surriscaldamento globale necessita di immediati provvedimenti, dove per immediati si intende non fra cinquant’anni, ma l’anno prossimo, appena dopo l’importante Summit di Copenaghen di questo mese. Stiamo parlando del 1992, con il Trattato Unfccc (United Nations Framework Convention on Climate Change), firmato durante il Summit di Rio de Janeiro. Il passo successivo è stato quello di attuare il trattato, così, nel 1997, durante la Conferenza di Kyoto, in Giappone, è stato studiato un protocollo che stabilisse tempi, procedure ed obbiettivi per salvare il pianeta: nasce il Trattato di Kyoto. Quindi, il Trattato di Kyoto sui cambiamenti climatici è un accordo internazionale che stabilisce precisi obbiettivi per i tagli delle emissioni di gas responsabili dell’effetto serra e del riscaldamento del pianeta da parte dei Paesi industrializzati. L’omonimo protocollo è la procedura controfirmata dai Paesi aderenti, come da allegato B, con la quale questi obbiettivi devono essere raggiunti.
     Il contenuto del protocollo ve lo riassumiamo in pochi punti chiave, presi da LifeGate: i Paesi firmatari (vedasi allegato B del protocollo di Kyoto) più industrializzati hanno l’obbligo di ridurre le emissioni di gas serra di almeno il 5% rispetto ai livelli del 1990 nel periodo di adempimento che va dal 2008 al 2012; gli stessi Paesi devono predisporre progetti di protezione di boschi, foreste e terreni agricoli, in quanto assorbono anidride carbonica (CO2), i cosiddetti “carbon sinks”. Possono inoltre guadagnare dei “carbon credit” aiutando quei Paesi in via di sviluppo ad evitare emissioni inquinanti, esportando loro ad esempio tecnologie pulite. Ogni Paese dovrà realizzare un sistema nazionale per la stima delle emissioni gassose nocive e, naturalmente, dovrà essere creato un

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