Istituzione, non significa che non abbia letto la Bibbia. Nel testo sacro, purtroppo, maltrattare gli animali è concesso: “l'immortalità dell’uomo su tutti gli esseri viventi del pianeta crea la base ideologica del dominio sulle altre creature. Ciò che non ha diritto alla vita eterna è una cosa. La nostra vita più di un infinito numero di passeri, secondo il Vangelo (Luca 12:6-7).” Premesso che tutto ciò che viene scritto è comunque opera dell’uomo, quindi non è una verità inconfutabile, oggi abbiamo sotto ai nostri occhi le conseguenze dell’incuranza nei confronti degli animali, che ci nutrono, ricordiamocelo, e della natura, nella quale viviamo, con la quale viviamo.
     Se Dio è buono e giusto e ha creato uomini e animali, possibile che i secondi siano stati pensati per permettere ai primi di maltrattarli? I secondi servono ai primi per vivere, sono un bene prezioso per i primi; quale logica avalla lo “sputare nel piatto in cui si mangia”?
     Teologia a parte, il maltrattamento degli animali è un reato punito dalla legge 189 del 2004, con sanzioni da 1.000 a 10.000 euro. È già grave, intollerabile, se lo commette una persona comune; il fatto che sia un prete è una aggravante che “trascende ogni mio controllo”, in quanto predicare di essere buoni, generosi, rispettare gli altri, essere umili, tutti comportamenti esortati dai testi sacri, presuppone una sensibilità ed una intelligenza del predicatore tali che non può essere contemplato il maltrattamento indiscriminato ai danni di un cane, in relazione al fatto che serva o meno in un determinato momento della vita. A meno che non si viva ripetendo a memoria quanto imparato in seminario e non si creda realmente a quanto si sta dicendo. D’altronde, ci sono stati casi di religiosi pedofili, assassini, mafiosi, corrotti, ricchi… “l’abito non fa il monaco”, si dice.
     Sono le opere compiute a determinare la grandezza di un uomo, non le sue parole.

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