Un altro dolce che addolcisce (scusate il gioco di parole) le giornate festive è il Pandoro, dolce veronese che contende il primato di golosità al Panettone. Il nome descrive alla perfezione il colore della sua pasta, giallo oro appunto, conferitogli dalle uova fresche. La sua consistenza è leggera e soffice, come la pasta di brioche, ed ha un profumo delicato di vaniglia (avete già l’acquolina in bocca?). Qualcuno ne fa risalire la nascita nella Repubblica Veneta del ‘500, quando a corte venivano serviti, sulle tavole dei ricchi, dolci di forma conica coperti di foglie d’oro, chiamati “Pan de Oro”. Secondo altri, il pandoro non è null’altro che l’evoluzione di un tipico dolce veronese a forma di stella, chiamato il “nadalin”. Scartabellando testi antichi, invece, troviamo tracce di un dolce simile al Pandoro nel 1° secolo d.C., ai tempi di Plinio, quando si preparava un pane “dalla consistenza dorata”con fior di farina, burro e olio. La preparazione di questo dolce è simile a quella della brioche, tant’è vero che alla corte della Casa Reale degli Asburgo, fin dal ‘700-‘800, preparavano un dolce chiamato “Pan di Vienna”, simile al Pandoro. In particolare, simile alla lavorazione della brioche francese, il beneamato croissant, è l’alternarsi delle due o tre fasi di impasto con pause di lievitazione fra una e l’altra, con la variante di una aggiunta generosa di burro all’impasto, con il sistema della pasta sfoglia, cosicché il dolce, durante la cottura, acquista di volume. Uhmmmmm…
     Per chi ama invece i sapori più croccanti, parliamo ora del torrone, altra calorica delizia delle festività. La sua genesi è avvolta dal mistero, qualcuno sostiene che sia da ricercarsi nella lontana Cina, paese di origine della mandorla, ma grazie agli arabi, abili mercanti, arrivò anche nel bacino del Mediterraneo, in Sicilia, in Spagna e alla fine giunse a Cremona, tramite il commercio fluviale sul fiume Po. Il torrone, così come lo conosciamo oggi, quindi, potrebbe essere una diversificazione della “cubbaita” o “giuggiolona”, dolce arabo fatto di miele e sesamo. Esaminando l’etimologia della parola, “Turròn” è il termine spagnolo attributo al dolce, poi italianizzato in “Torrone”; in Italia, tra il 1100 e il 1150, Gherardo Cremonese, traducendo il testo “De medicinis e cibis semplicibus”, scritto da un medico spagnolo a nome Abdul Mutarrif, si imbatté nel “turun”, dolce a base di miele e miscugli di noci. Se però chiedete a un cremonese, senz’altro quest’ultimo rivendicherà la paternità assoluta del dolce!
     Nel 1441, durante il banchetto nuziale di Bianca Maria Visconti con Francesco Sforza, fu offerto un dolce fatto con un impasto di mandorle e miele e con la forma del Torrazzo, l’alta torre camparia del duomo della città, dalla quale avrebbe preso il nome. Secondo un’altra tradizione, infine, furono gli antichi

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