secondo le loro profezie, doveva arrivare via mare, lo accolse a braccia aperte e gli offrì un’intera piantagione di cacao in segno di devozione. Il navigatore, intuendone il grosso potere commerciale, imbarcò il tutto sulla sua nave e introdusse così il cacao in Spagna. I monastici spagnoli, grandi esperti di infusi e miscele, aggiunsero alla bevanda vaniglia e zucchero, togliendo pepe e peperoncini vari, e prepararono la prima bevanda di cioccolato così come la conosciamo oggi. Il successo fu grande e si diffuse in tutta l’Europa fino a quando, nel ‘600 circa, arrivò anche in Italia, a Firenze per la precisione. Nel ‘700 a Venezia nacquero le prime “botteghe del caffé”, antenate dei nostri bar, che servivano questa bevanda calda dalle virtù miracolose. Tutta l’Europa si appassionò al cacao.
     Nel corso degli anni, le tecniche di preparazione della cioccolata si raffinarono: nel 1828, l’olandese Coenraad Van Houten creò una pressa per estrarre il grasso dai semi di cacao trasformandoli in cacao in polvere e burro di cacao; mentre nel 1846, l’inglese Joseph Fry miscelò cacao, zucchero e burro di cacao ed ottenne la prima tavoletta di cioccolata della storia. Lo svizzero Daniel Peter, invece, nel 1875, utilizzò il processo di condensazione del latte, scoperto dal chimico Henry Nestlé, per ottenere la prima tavoletta di cioccolato al latte, mentre più tardi, Rudolph Lindt, mise a punto il processo di concaggio del cacao, al fine di lavorare per ore ed ore la pasta di cacao in un contenitore riscaldato fino ad ottenerne il cioccolato vellutato che conosciamo ed apprezziamo oggi. Nel 1946, Pietro Ferrero, invece, inventò una crema di cioccolato e nocciole ad uso esclusivo dei pasticcieri di Alba: contro ogni aspettativa, il prodotto ebbe un successo così grande che qualche anno dopo, nel 1964, fu messo in commercio con il nome di Nutella.
     Come è nata la parola cacao? Il nome scientifico della pianta è “Theobroma Cacao”, attribuito da Linneo nel 1737 in considerazione dell’utilizzo che ne facevano le civiltà dell’epoca. “Theobroma” infatti è la traduzione dal greco di “cacao cibo degli Dei”. Nella lingua degli Olmechi, attorno al 1.000 a.C, cacao si pronunciava “kakawa”, mentre i Maya lo chiamavano “kakaw”. Questi ultimi amavano preparare la bevanda con acqua calda: acqua si diceva “haa” e caldo si diceva “chacau”, quindi la bevanda così preparata si chiamò “chacauhaa”. Sinonimo di “chacau” era “chocol”, dal quale derivò poi “chocolhaa”, parola che richiama foneticamente “chocolate” in spagnolo. I conquistadores spagnoli della seconda metà del XVI secolo, invece, chiamarono la bevanda di cacao “chocolatl”, parola composta da “chocol” (vocabolo maya che significa caldo) e “atl” (vocabolo

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