IL “POTERE MATERNO”
                                  di Enrico Caruso

     Il sociologo struttural-funzionalista Talcott Parsons (1965), molto in voga negli anni ’60, ’70, ha messo in luce il processo di differenziazione funzionale all’interno della famiglia, dove secondo tale pensiero, il ruolo professionale o lavorativo spetta al padre, mentre il ruolo espressivo-affettivo spetta alla madre. I coniugi Beck (1996), a questo proposito, sostengono che i ruoli sessuali socialmente prefissati sono un fondamento della società industriale e non un relitto della tradizione. D’altra parte, aggiungono i due autori, bisogna ammettere che questa disparità è in contraddizione con i principi del processo di modernizzazione. All’interno del citato processo, la persona ricerca una propria autonomia, anche se attualmente i giovani prolungano notevolmente la loro permanenza nella famiglia d’origine; si parla così di un corso di “trasmissione affettiva della famiglia lunga”.
     La famiglia degli anni ’90 sembra essere caratterizzata dal fatto di costituirsi come una famiglia “lunga”. Il Quarto rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia sottolinea come nel 1997 il 59% della popolazione maschile ed il 44% di quella femminile all’età di 29 anni risiede ancora con i genitori. Attualmente l’età si è allungata sino ai 31/32 anni. Questa convivenza prolungata in ambito familiare ha avuto come principale effetto una differenziazione del sistema di relazioni interne con i membri della famiglia stessa. La famiglia, come affermano Donati e Colozzi (1997), rispetto al passato si privatizza, chiudendosi in se stessa, inglobando le nuove generazioni, senza facilitare il distacco dalla figura materna. Johnson (1995) parla addirittura di “matrifocalità”, riferendosi al nuovo ruolo della donna nella società. La matrifocalità a cui si riferisce l’autrice non fa riferimento al dominio materno in ambito domestico, ma al prestigio culturale dell’immagine della madre, un ruolo culturalmente apprezzato e incisivo all’interno della socializzazione familiare. La tesi dell’autrice è che le madri entrando nella “forza lavoro” ottenendo maggiore rispetto ed incisività nella sfera pubblica, mentre dentro la famiglia fanno poi prevalere atteggiamenti e comportamenti materni, riducendo in tal modo l’influenza paterna nel processo di socializzazione.
     Anche Talcott Parsons (1965) sostiene la centralità della madre nel processo di socializzazione. Per Parsons, molti padri sono lontani dall’ambiente famigliare per assolvere compiti professionali, così facendo la madre occupa maggior presenza e direzionalità all’interno della famiglia. Nella classe media questa

      pagina 01 di 02
 
 
 
 
 
Infobergamo® - www.infobergamo.it è un prodotto H.S.E. - Leggi la nostra CDD - Validazione XHTML - CSS
Autorizzazione Tribunale di Milano n.256 del 13 aprile 2004. Vietata la riproduzione e la riproposizione non autorizzate di testi ed immagini.
Processo, Socializzazione, Figli, Ruolo, Madre, Elena Gianini Belotti, Loredana Sciolla, Talcott Parsons, Quarto rapporto IARD, Matrifocalità