IL COSTO DELLA VITA E LE RIFORME
                                 di Pierluigi Piromalli

     La società italiana, avviata verso un destino crepuscolare e malinconico, appare inerme di fronte alle divagazioni cervellotiche e ai dibattiti retorici della politica nazionale, che si ritaglia palcoscenici mediatici con la complicità degli organi di informazione e dei palinsesti televisivi. Il Paese convive purtroppo con le difficoltà oggettive che originano dalla mancata programmazione di interventi strutturali, in sintonia con l’evoluzione di un’economia rivolta a soddisfare i sempre crescenti ed effimeri bisogni e dalle ormai irreversibili realtà che stanno mutando il dna della società civile.
     In questo scenario particolarmente complesso si è consumata la “tragedia” nazionale, che ha sancito l’esistenza di un ampio solco che divide le istituzioni dalla popolazione, quest’ultima ormai disillusa e lontana dal percepire la politica come vera Arsqualificata. La storia della Repubblica individua l’evento epocale di tangentopoli come uno degli aspetti che ha contribuito ad abbattere la credibilità della classe politica, la quale, dopo il ventennio d’oro Settanta-Novanta, coinciso con un periodo di fermento economico e di ottimismo sociale largamente diffuso nel paese, non è più riuscita a recuperare la fiducia degli elettori. Non da meno ha inciso nel contesto sociale il ricorso alle periodiche svalutazioni monetarie, che, inoltre, avevano permesso ai politici di continuare a vendere illusioni all’opinione pubblica, la quale poteva contare su consistenti risorse mantenendo invidiabili tenori di vita che non rispecchiavano realmente lo stato di salute di uno dei paesi con il debito pubblico più elevato d’Europa.
     Le grandi svolte politiche transnazionali ed in particolare la realizzazione della tanto agognata unificazione europea, che nell’Italia ha sempre trovato uno sponsor d’eccezione, hanno fatto il resto, al punto che il Paese ha dovuto prendere coscienza e consapevolezza di una realtà che avrebbe fatto presagire un sostanziale ed importante cambio di rotta nella gestione degli apparati amministrativi dello Stato e, conseguentemente, dell’economia. L’ingresso acclamato della moneta unica nell’unione europea, accompagnato dai peana di una collettività non completamente consapevole di ciò che stava per accadere, ha quindi segnato per l’Italia l’inizio dei problemi che solo la miopia della politica nostrana non ha voluto cogliere. Se la moneta unica ha rappresentato, da una parte, l’ancora di salvezza della nostra economia lanciata all’autodistruzione, dall’altra ha reso palesi i problemi che, con abilità, erano stati celati da governi che certamente non brillavano per lungimiranza.

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