CHI È PIÙ BESTIA? L'UOMO O IL CANE?
                                  di Silvia Luzzini

     Carissimi tutti, eccomi finalmente tornata a voi, dopo lunga e forzata assenza e numerose peripezie di vita che mi hanno vista lasciare la magica Bergamo per trasferirmi in altra regione, vicende che hanno assorbito tutto il tempo e le energie che avevo a disposizione. La nostalgia per l’aere orobico è stata però più forte di tutto, quasi un richiamo della foresta, così eccomi di nuovo su Infobergamo.it, per me ormai una sorta di finestra virtuale su Città Alta e su tutti i meravigliosi ricordi che mi legano a questa stupenda città ed alla sua meravigliosa gente.
     Vi avevo lasciati con le battute di inizio della vicenda di Tania e Vanni. Per la testa poi ronzavano tutta una serie di idee e qualche articolo in bozza da sviluppare appositamente per questa mia ripresa, primo fra tutti “Fiocco rosa per Margot”, ma un fatto di cronaca appena accaduto mi ha fatto accantonare tutti i buoni propositi di lievità a favore di qualche riflessione decisamente più greve.
     Innanzitutto, facciamo un passo indietro. Da cosa nasce la rubrica “Words” di Infobergamo.it? Dal fortunato incontro con Graziano e Cristina e dal desiderio comune di dar voce ai senza voce, di portare a galla una serie di riflessioni di carattere strettamente etico in materia di animali e, chissà, magari di invogliare gli scettici ad avvicinarsi a questo universo così variegato ed affascinante. Niente sentimentalismi, quindi, ma solo lucidi e razionali ragionamenti. Uno dei miei leit motiv è sempre stato il vocabolo rispetto: rispetto per la vita e per la dignità in toto, quindi anche per la vita e la dignità di creature più fragili ed indifese di noi, nella certezza che se si impara a rispettare il debole si rispetterà anche il forte, per scelta etica, quindi, e non per timore o deferenza, atteggiamento che ultimamente sembra sempre più spesso caratterizzare il genere umano… Ed è proprio di questo che intendo parlare questo mese, di una specie animale molto diffusa e spesso pericolosa: l’uomo con la “u” molto minuscola.
     Rimini, 10 novembre 2008. Un clochard viene cosparso di benzina e gli viene appiccato il fuoco mentre dorme su una panchina. L’uomo si salva riportando gravi ustioni su quasi metà del corpo. Una decina di giorni dopo i telegiornali danno la notizia che i responsabili di tale gesto sono stati arrestati: quattro ventenni di “buona” famiglia, tutti occupati, uno persino universitario. Movente? L’hanno fatto per divertirsi un po’, forse per scacciare quel po’ di noia che la monotona riviera invernale può causare. Non contenti, i quattro “fanciulli”

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