IL MERCATO DEL TESSILE NELLA BERGAMASCA
                                 di Pierluigi Piromalli

     Bergamo e provincia rappresentano, nel panorama nazionale ed europeo, un importante riferimento per quanto concerne il mercato del tessile, il quale storicamente ha una grossa concentrazione soprattutto nella Val Seriana e che sul territorio caratterizza buona parte dell’attività industriale. Il comparto, in crisi da diverso tempo e sovrastato da un mercato del lavoro assai concorrenziale fuori dalle mura domestiche, ha indotto gli operatori a de-localizzare progressivamente le attività produttive, con conseguenti ricadute negative per il capoluogo e per l’intero distretto provinciale culminate con consistenti perdite di posti di lavoro. Il dato che emerge evidenzia chiaramente che la lavorazione dei prodotti si è spostata all’estero, per lo più nei paesi dell’Est europeo, provocando un generale ridimensionamento di tutto il settore che poggia sull’attività di svariate imprese industriali e artigianali e che alimenta un volano di opportunità lavorative costituenti l’ossatura economica della provincia.
     Il comparto incontra, ora, sempre maggiori difficoltà in quanto numerose realtà sono state poste in regime di cassa integrazione straordinaria, altre necessitano di ulteriori ammortizzatori sociali ed altre ancora sono state costrette a cessare la propria attività. La provincia ovviamente non sta a guardare e sta cercando di ovviare a questo costante momento di stasi puntando su tecnologie innovative e sul binomio scuola-industria ovvero su quei fattori che possono rilanciare e mantenere l’intero settore e che possono favorire gli scambi commerciali con i sempre più aggressivi mercati orientali. Nell’ambito delle soluzioni prospettate esiste un obiettivo potenzialmente in grado di salvaguardare la sopravvivenza del tessile, che si spera possa essere adottato tempestivamente dall’imprenditoria locale, ovvero il modello della Grande Europa, il quale consentirebbe di arginare la fase di perdita di competitività che ha metaforicamente messo gli imprenditori locali con le spalle al muro. L’obiettivo garantirebbe indubbi vantaggi quali il ricorso al minor costo della manodopera estera e l’adeguamento delle infrastrutture, ancora oggi deficitarie soprattutto sul territorio orobico sebbene qualche risultato cominci ad essere più tangibile rispetto a qualche anno fa.
     Il progetto, annunciato con l’acronimo di TIR, Textile Innovative Restructuring, coinvolge diverse realtà, tra le quali la Provincia di Bergamo, complessivamente consapevoli della necessità di individuare per tempo periodi di crisi industriale e di adeguare gli interventi di ristrutturazione per creare un

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