riorganizzativa, il sospetto è che finirà ancora per prevalere la politica oscura degli assessorati regionali, provinciali e locali che si dibatteranno sulla necessità di spingere o meno per rivoluzioni copernicane del settore, ma che determineranno solo effetti placebo. Infatti, se non si avrà il coraggio e la determinazione di riversare ampie risorse nel settore del trasporto pubblico, sia su gomma sia su rotaia, non si potrà mai affrontare adeguatamente la questione dello snellimento del traffico cittadino imponendo divieti o limitazioni di accesso alle aree urbane e favorendo la mobilità interna dei residenti.
     Non ha senso dissertare sul cadenzamento di orari, sull’importanza del bacino di utenza e sulla razionalizzazione dei servizi se non si contrasta la tendenza di fare quasi esclusivo ricorso all’auto per muoversi nel centro cittadino. Eppure il problema potrebbe, in realtà, essere un non problema a quanto insegnano le più lungimiranti amministrazioni di città europee: adottare il sistema del trasporto su rotaia è la prima soluzione per decongestionare il traffico pesante, soprattutto nelle strade di grande scorrimento e per favorire l’accesso alle città facendo leva su un servizio pubblico locale d’avanguardia e su ampie aree di parcheggio. In questa direzione va intesa la costruzione, ormai ultimata, del Tram delle Valli, la cui effettiva attivazione è rimessa, tanto per non sconfessare il complesso iter dei placet politici e pubblici, a valutazioni tecniche ed organizzative che tendono a ritardarne la fase di avviamento. Nel frattempo, si discute dell’integrazione delle tariffe per giungere all’emissione di un biglietto unico per l’utente, dimostrando, ancora una volta, che i ritardi, non solo strutturali, sono spesso figli di lungaggini burocratiche che rallentano la fase di avvio effettivo di un servizio necessario per la collettività.
     Un ultimo ma doveroso rilievo non può che riguardare il trasporto su rotaia. Se il trasporto locale si barcamena, infatti, tra beghe amministrative e tecniche attendendo avalli di enti territoriali, il trasporto ferroviario ha recentemente saggiato il terreno dell’ortodossia politica nazionale. Infatti, sulla linea ferroviaria Bergamo – Milano, ove si sono investiti risorse pubbliche per il raddoppio della linea e per la costruzione di nuove stazioni, si è consumato un nuovo paradosso. Le stazioni di Arcene e Levate, per voce del sottosegretario alle Infrastrutture, Castelli, non verranno utilizzate per mancanza di denaro. Se poi si pensa che il Comune di Arcene ha investito fondi per la costruzione di un parcheggio di trecento posti auto nelle vicinanze della stazione e che la fermata, peraltro, rientra nell'accordo di programma siglato nel 2002 per il raddoppio della linea Bergamo-Treviglio, ben si comprende perché l’Italia accusi un deficit infrastrutturale preoccupante rispetto all’Europa occidentale. I vilipesi cittadini non possono, quindi, che rassegnarsi ad assistere a tavoli di confronto o alla convocazione di collegi di vigilanza sponsorizzati da assessori e consiglieri per rinnovare promesse già fatte e disattese.

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