BERGAMO SU BRESCIA: SCACCO MATTO
                                  di Pierluigi Piromalli

     Il dinamismo che, soprattutto nel corso dell’ultimo decennio, ha contraddistinto l’operato delle istituzioni locali ha permesso alla Città dei Mille di riscuotere un maggior gradimento rispetto alla vicina Brescia per quanto concerne qualità della vita, dei servizi, dell’ambiente, dell’ecosistema urbano, della competitività del territorio e del contesto sociale in generale. Nelle graduatorie ufficiali Bergamo ha, infatti, preceduto la leonessa che, fatta ovvia eccezione per il capoluogo regionale, ha per decenni primeggiato nel contesto lombardo per capacità organizzative, gestionali e di programmazione industriale. Le ragioni di un simile e per certi versi sorprendente risultato risiede soprattutto nella capacità di Bergamo di aver fatto “sistema”, metafora alla quale si ricorre per indicare l’abilità nel rendere compatibili i fattori di crescita economica con lo sviluppo dell’intero territorio. Tale capacità, ironia della sorte, ha sempre contraddistinto l’attivismo della società bresciana, la quale oggi sembra essere entrata in crisi, cedendo alla comunità orobica il privilegio di recitare un ruolo inedito in una Regione che sta subendo profonde trasformazioni economiche e sociali.
     Bergamo, consapevole sia della limitata estensione territoriale sia del proprio carattere fortemente provinciale, non ha avuto difficoltà ad inserirsi, per esempio, in un contesto internazionale di attività industriali di qualità, che le hanno permesso di porsi ai vertici mondiali dei vari settori grazie ad una visione coerente e realistica della propria classe dirigente. Si prenda, per esempio, il settore del turismo, figlio di una strategia d’insieme, che ha avuto una notevole crescita favorita, altresì, dallo stabile e costante sviluppo dell’aeroporto, vero fiore all’occhiello di Bergamo, che attraverso il potenziamento dei voli a basso costo e la strategica posizione nel cuore della Lombardia ha collocato la città nella grande rete di visitatori europei. Proprio questi ultimi non si sono limitati a considerare la città come esclusiva zona franca di transito verso le più gettonate mete lacustri e montane ma, mossi da curiosità, ne hanno scoperto anche pregi culturali, gastronomici e tradizioni locali non più confinati alla ristretta cerchia del turismo regionale. Sotto questo profilo Brescia, tradendo la propria proverbiale vocazione imprenditoriale, non ha saputo approfittare della pari opportunità generosamente avallata dalla politica nazionale e culminata con la rapida trasformazione di una lingua d’asfalto in un proprio moderno aeroporto.

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