generale Badoglio in ispezione, mentre l’esercito attendeva istruzioni. Improvvisamente, all’alba del giorno 9, si organizzò precipitosamente la fuga verso il Sud dell’Italia: stando alla ricostruzione di alcuni storici, pare che il Re abbia promesso al tedesco Keisserling la consegna di Mussolini in cambio della sua incolumità nella fuga, in quanto gli alleati non volevano in nessun modo che cadesse in mano ai tedeschi (si noti che quella mattina tutte le strade in uscita da Roma erano bloccate dalla Wehrmacht, ad eccezione di una, la Tiburtina, sulla quale il Re stava transitando, e ad ogni posto di blocco tedesco sulla strada non incontrarono alcuna difficoltà). Arrivarono infine al porticciolo di Ortona al Mare, in provincia di Pescara, dove si imbarcarono sulla “Baionetta” diretti a Brindisi. Nei paesi al fianco dei quali il Re passava precipitosamente, decine di migliaia di soldati, intrappolati senza ordini, venivano chiusi nei carri piombati ed inviati in Germania.
     Se ripercorrere i dolorosi avvenimenti di quei giorni fa salire l’acidità allo stomaco, realizzando quanto l’essere umano può essere ambiguo di fronte al proprio tornaconto personale, ognuno di noi adesso può formarsi una sua personale opinione sul ritorno dei Savoia in Italia. Tralasciando il giudizio morale sull’uomo, Re Vittorio Emanuele III, una riflessione sorge spontanea: come possiamo oggi, in questi tempi già così abbastanza turbati, dare fiducia a qualcuno che ha tradito così platealmente la nostra fiducia ieri, quando invece di proteggerci ha preferito proteggere solo se stesso? Possiamo ancora credere in coloro che, giurando e spergiurando di amare e rispettare il nostro Paese, hanno invece contributo alla sua distruzione? “La colpa dei padri non ricada sui figli” recita un biblico adagio… visto che ci è concesso scegliere, non diamo la possibilità a questi “figli” di macchiarsi ancora una volta di colpe gravi come l’eccidio di migliaia e migliaia di giovani soldati italiani.