alle poche qualità fisiche si può sopperire con l’ingegno, dove non arrivi con il fisico ci arrivi con la testa. Mentre, se facciamo un discorso più ufficiale, se parliamo delle squadre di professionisti, allora sì, il fisico è importante perché comunque, ricordiamolo, il rugby è sempre uno sport dove il contatto fisico è basilare. Ci sono molti modi per esprimersi in questo sport, ma quello fisico è l’ultimo: prima viene l’intelligenza della persona, lo spirito di squadra e la tecnica. Imparare a giocare non è semplice né immediato, anche se iniziare in età giovane aiuta, perché certi movimenti, quali la protezione del proprio corpo per evitare gli infortuni, vengono memorizzati e diventano automatici.”


     Simone – “Bisogna differenziare i livelli: a quello amatoriale, per ogni tipo di fisico c’è la possibilità di un avere un ruolo e di giocare, a livello professionistico il fisico è fondamentale.”
     Andrea – “Chiaro, più sali di livello più il fisico è
importante. A parità di preparazione tecnica, le squadre prediligono il giocatore con il fisico più idoneo per il ruolo perché comunque il rugby è uno sport di lotta, di contatto, con una intensità fisica molto alta. Ci sono anche le eccezioni, grandi campioni che non hanno fisici sensazionali, ma sono poche.”
     Perché, secondo voi, in Italia questo sport non ha una diffusione capillare come il calcio?
     Andrea – “È una questione di mentalità; in Italia, rispetto ad altri Paesi, abbiamo un ‘gap’ da colmare. All’estero i bambini praticano già in tenera età molti sport diversi, dal calcio al rugby, dal basket alla pallavolo. In Italia, invece, forse si gioca un po’ a pallavolo nelle scuole, ma non esiste una vera e propria cultura dell’attività sportiva. In secondo luogo, nel rugby non girano abbastanza soldi, quindi gli sponsor non sono interessati a mettere in risalto questo sport. Terzo, non c’è una grande visibilità a livello mediatico, anche se adesso, complici le Olimpiadi ed altre manifestazioni televisive, sempre più gente si sta avvicinando a questo sport. In Inghilterra, nazione dove è nato il rugby, il suo volume d’affari è quasi pari a quello del calcio, con oltre un milione di tesserati!”
     Nadir – “Anche in Italia abbiamo notato che in un anno i tesserati sono passati da 37.000 a 57.000, ventimila persone in più, tutti nel settore giovanile.
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