GOLF E FIESTA: IL SACRO E IL PROFANO
                                  di Giovanni Cozzi

     Anche nel mercato dell’automobile, come del resto in tutti gli altri settori economici, vige la regola che “squadra vincente non si cambia”. È ovvio supporre, in caso contrario, che la squadra vada cambiata subito. Andando più nello specifico dobbiamo senz’altro dire che nel campo automobilistico ci sono stati periodi storici contrassegnati da modelli che hanno fatto addirittura epoca, così come altri in cui vetture, rivelatisi flop clamorosi, hanno rischiato di mettere in ginocchio floride aziende automobilistiche. Per notare quanto tutto ciò ritorni nuovamente d’attualità, basta passeggiare attraverso gli stand dell’ultimo Salone di Parigi, dove, guardandosi un po’ in giro, si evince come ci siano modelli nuovi che rimangono sempre fedeli a loro stessi, così come altri, voluti totalmente diversi dalle case per dare un taglio netto con il passato. Chi vuole continuare una tradizione vincente e chi vuole cambiare rotta in cerca di maggior fortuna.
     Il primo caso è senz’altro quello della Volkswagen, con la sesta generazione della mitica Golf (i tedeschi tuttavia preferiscono definirla 5.5). Tutto iniziò nel lontano 1974, quando, Giorgetto Giugiaro fu deputato a risollevare le sorti di una azienda che era ormai da svecchiare e che presentava in listino modelli obsoleti come il Maggiolino e la vecchia TL, vetture di linea antiquata ed ancora a trazione posteriore con motore boxer raffreddato ad aria. Per il periodo che si preannunciava alle porte, questa era anticaglia e col nuovo modello commissionato al designer italiano era vietato sbagliare. Fu così che dall’intuizione di quest’ultimo nacque un mito che neanche le più rosee aspettative avrebbero previsto e che fu capostipite di una nuova generazione di vetture le quali, nel tempo, hanno rinnovato totalmente la gamma di Wolfsburg, tanto da renderla una delle più floride industrie automobilistiche moderne.
     Ormai la Golf è diventata uno “status symbol” tanto che i designer attuali ben si guardano dallo stravolgerla: si limitano a migliorarla, ammodernarla ed impreziosirla (ad eccezione della generazione V) tanto che ogni nuova produzione sembra il restiling della precedente. Così vuole il mercato e così si deve fare. La gente vuole identificarsi nel prodotto che acquista e, nel caso della Golf, deve essere riconoscibile subito al primo sguardo! Ecco la filosofia vincente di un modello che piace.
     Come esempio opposto, invece, troviamo l’ideologia sposata dagli stilisti della Ford per sviluppare l’ultima generazione della evergreen Fiesta, la quale, se da un lato mantiene la tradizione di un nome storico per la casa americana,

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