riponi negli anni. E che, quando mamma non guardava, ci divertivamo a spostare qua e là nelle varie postazioni senza rispettare le regole prospettiche e con quegli anacronismi storici troppo evidenti, tipo i pomodori nelle ceste e la polenta nel paiolo a ribollire, ma nessuno notava, in fondo, che quelle erano cose post-scoperta delle Americhe. Eravamo troppo intenti a respirare l'aria di festa che avevamo intorno.
     Anche il pranzo di Natale ha perso importanza, a volte è una riunione forzata di parenti quasi sempre lontani e senza più nulla da raccontarsi. Ormai si trasforma da un lato in una faticaccia per noi donne impegnate a imbandire tavole in un vergognoso sfarzo di pietanze che nemmeno verranno consumate per colpa delle diete e di stomaci che non hanno nemmeno più tanto appetito… e i tanti avanzi dopo qualche andirivieni tavola-frigo-tavola nei giorni a seguire, andranno a rimpolpare la montagna di rifiuti che in questo periodo già aumentano a dismisura insieme a scarti di pacchi, involucri, carte regalo, nastri. L'unica cosa su cui si risparmia sono gli auguri postali: oggi tutti ricorrono ai più economici SMS.
     Crescendo è normale che la magia del Natale svanisca, forse ai nostri figli non siamo nemmeno più capaci di trasmetterla. Personalmente questo periodo mi riporta alla mente la perdita di due persone entrambe dipartite in questo periodo e le luci del Natale mi comunicano e mi rammentano quel nodo alla gola che sentivo quando uscivo dal loro capezzale e il contrasto delle luci e delle musiche natalizie mi apparivano e risultavano un contrasto dolorosamente troppo stridente. Il ritorno di queste atmosfere mi riporta proprio a quei momenti e a sentire la necessità di pensare a chi il Natale lo vive nella sofferenza, nella perdita e nella privazione.
     Forse quest'anno, che è un anno di crisi economica e di recessione, dovremmo prendere la palla al balzo e pensare se davvero abbiamo bisogno per vivere di questa festa, di tutto quello spreco di risorse ed energie e se forse non è il caso di risparmiarci per donare di più a chi ha più bisogno di noi, chi soffre e a chi opera affinché la sofferenza sia meno sentita. Non vuole essere la solita predica del Natale, in realtà io nemmeno sono religiosa, anzi, piuttosto mi definirei agnostica, ma è un fatto di sentimenti, di riflessione sui valori umani che dovrebbero ovviamente perpetuarsi in ogni momento dell'anno e non solo alla Messa di mezzanotte. Anche lì siamo più attenti a mostrare il visone nuovo e la scarpina in tinta.
     La decadenza di una società si misura anche dalla perdita di valori e onestamente mi domando quanti ce ne siano rimasti.

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