La seconda serata ha avuto come protagonista i Claudia Quintet, con Chris Speed al clarinetto, Matt Morgan al vibrafono, Ted Reichman alla fisarmonica, Drew Gress al contrabbasso e John Hollenbeck alla batteria, che utilizza molteplici ingredienti sonori, tra cui echi folkloristici e richiami alla minimal music. L’utilizzo dell’elettronica, dei groove ripetuti, del funk e delle sonorità tipiche delle grandi metropoli contribuisce a creare una musica ruvida, ma in grado di fondere tutti questi diversi timbri sonori. Il secondo concerto è stato affidato alla Noblu Orchestra, che non ha smentito le aspettative: questa
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formazione, in cui Lawrence “Butch” Morris riveste sia il ruolo di compositore che di direttore d’orchestra, esibendosi, ha aperto una sorta di finestra immaginaria su ciò che in questo periodo esprime la città di New York dal punto di vista della musica jazz. L’esibizione cerca di mantenere un giusto equilibrio tra composizione e improvvisazione, dando un’immagine molto strutturata utilizzando sonorità minimali.
La serata conclusiva di questa edizione del Bergamo Jazz si è aperta con le note del trombettista |
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norvegese Arve Henriksen e si è chiusa con quelle del virtuoso trombettista Roy Hargrove. Quest’ultimo completa l’immaginario percorso sonoro che il Direttore artistico Uri Caine ha voluto disegnare per questa edizione del Festival jazz: un percorso che, partendo dalle sonorità caraibiche e muovendosi su quelle metropolitane, si è concluso con un’artista come Roy Hargrove, il quale interpreta in maniera impeccabile i canoni del jazz moderno.
Le giornate del festival sono state arricchite con gli appuntamenti organizzati in collaborazione con il “Bergamo Film Meeting” e la galleria d’Arte Moderna e Contemporanea – GAMeC, in modo da creare momenti di incontro e di interscambio tra le principali realtà artistiche e culturali che operano sul territorio. |
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