I progetti si innestano nell’ambito di un piano di razionalizzazione delle strutture aderenti alle necessità di un’utenza che chiede immediata accessibilità, servizi efficienti e rapidi e valorizzazione di aree semiperiferiche della città che, da tempo, hanno concentrato poliedrici servizi collettivi come i presidi scolastici e sanitari. Tuttavia, pur nella legittima enfasi collettiva e nel compiacimento istituzionale locale che accompagna la nascita di nuovi insediamenti, sorge spontanea una domanda: lo scalo merci dove si farà? È giusto che Bergamo e la sua popolosa provincia vengano private di una importante infrastruttura ferroviaria la quale, in linea con le direttive dell’Unione europea, consentiva di veicolare le merci su rotaia nell’ottica di un sempre crescente ricorso al trasporto con limitato impatto ambientale e con drastica riduzione del traffico stradale?
     Come al solito la politica pensa unidirezionalmente, senza porsi troppe domande circa le conseguenze di una decisione che, se da una parte prospetta il potenziamento di un servizio collettivo, dall’altra penalizza drasticamente quello del servizio merci altrettanto vitale. Qualche acuto osservatore potrebbe giustamente richiamare l’attenzione sul famoso progetto, tale fu e tale resta, dell’interoporto di Montello, opera rimasta nell’immaginario collettivo ed argomento dibattuto sui quotidiani locali e stancamente nelle sale di qualche amministrazione locale recalcitrante alla realizzazione di un’opera che avrebbe sicuramente generato una ricaduta economica importante per le attività di Bergamo e provincia. Ma la politica, si sa, è oggi avanspettacolo e costituisce il pretesto per zigzagare nella giungla legislativa che offre a sparute e riottose minoranze la possibilità di impugnare delibere e decisioni davanti ai temibili Tribunali amministrativi regionali che finiscono per paralizzare iniziative in nome di garanzie apparenti, smontando norme in materia di pubblica utilità ed interesse. Cosicché, l’interporto di Montello, che in ambito regionale avrebbe costituito un’ossatura importante per la gestione del traffico ferroviario merci nell’area nord-orientale lombarda, rimarrà un progetto ideato solamente sulla carta, il quale, rapportato alla ormai irreversibile dismissione dello scalo merci di Bergamo, farà pesare ancor di più la sua mancata realizzazione.
     La collettività orobica potrà, quindi, beneficiare nei prossimi anni della riqualificazione dell’area sud della città ma sarà costretta a patire, salvo rigurgiti di lucidità di qualche amministratore locale, il deficit generato dalla mancanza di uno scalo merci ferroviario che determinerà, in controtendenza agli orientamenti dei paesi europei, un crescente ed inevitabile ricorso al trasporto su gomma con conseguenze prevedibili sulla già congestionata rete stradale ed autostradale.

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