La decisione del governo cittadino, confermata dall’assessore alla mobilità Maddalena Cattaneo, ha quindi avallato un progetto in gestazione che, dopo le necessarie e preliminari verifiche, individuerà aree circoscritte, le cosiddette Zone a traffico limitato altrimenti definite ZTL. L’intento sarà ovviamente quello di coniugare finalità di parziale limitazione della circolazione ad un sistema di efficaci sanzioni per gli inevitabili trasgressori.
     Se da una parte tale progetto, che andrà a beneficio di coloro che si muovono nel centro cittadino, verrà accolto positivamente e comprensibilmente dai residenti, dall’altra è lecito immaginare le conseguenze della ricaduta veicolare nelle strade che lambiscono le ZTL. Il rischio, per una città di modeste dimensioni come Bergamo, sarà quello di congestionare le vie adiacenti il borgo storico per approdare alle già prevedibili lamentele che riempiranno le pagine dei quotidiani ed intaseranno il tavolo operativo dell’assessorato alla mobilità. L’auspicio, termine che ormai fa da corollario all’operato delle amministrazioni locali, sarà rivolto a valutare i pro e i contro della individuazione delle ZTL in relazione al traffico che si genererà intorno al centro non più raggiungibile dalle strade di ingresso al borgo antico.
     Via S. Bernardino, via Quarenghi alta e via Zambonate costituiscono, ad oggi, strade alternative di collegamento che da ovest consentono ai veicoli di attraversare la città verso est e verso la ferrovia, alleggerendo il traffico che dalla Briantea e dalla bassa pianura si dirige verso il centro città. Sarà interessante valutare l’impatto che tale limitazione determinerà in concreto sul flusso della circolazione, a meno che l’amministrazione, colta da illuminazione socio politica, non decida di avviare contestualmente un progetto parallelo di limitazione degli ingressi in città, soluzione che suona allo stesso tempo utopica e provocatoria.
     Comunque sia, a prescindere dalle diverse angolazioni dalle quali si voglia esaminare la bontà del provvedimento, è fatto ormai acquisito che l’amministrazione punti decisamente a rivedere i criteri di mobilità urbana orientandoli in stretta correlazione con l’ampliamento dell’area soggetta a militarizzazione veicolare ed anche pedonalizzata. I sempre più estesi divieti di accesso e di restrizione delle aree percorribili dai veicoli permetteranno alla collettività, secondo gli intenti degli amministratori, di godere di contesti più ampi che consentano al singolo di riappropriarsi del nucleo vitale cittadino, da qualche lustro in costante declino complice la politica aggressiva dei grandi operatori commerciali che ha costretto soprattutto i commercianti a non considerare remunerativa la gestione degli esercizi cittadini.
     Come sempre, al di là dei buoni propositi palesati da assessori, sindaci, consiglieri e tecnici comunali, sale sul banco degli imputati il fruitore del mezzo privato a quattro ruote, il quale, con il suo spesso non necessario ed acritico uso del veicolo, contribuisce indirettamente ad agevolare l’adozione di provvedimenti restrittivi sorretti da una immeritata lungimiranza amministrativa spendibile quasi sempre in prospettiva elettorale.

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