per moda o per interessi. Forse a ragione (o forse no). Insomma, l’uomo occidentale contemporaneo si fa disgusto ed ha bisogno che qualcuno glielo ricordi, questo lo fa sentire un po’ meglio, è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare, ecco a cosa servono gli artisti.
     Si differenziano in questo senso gli artisti orientali, soprattutto i giapponesi e in parte i cinesi, escluso quelli che scimmiottano gli occidentali; nelle loro creazioni è evidente un distacco dai fatti di cronaca del nostro tempo. Si avverte invece una ricerca di valori assoluti al di fuori del contesto storico-sociale contemporaneo: l’impressione è che gli artisti occidentali siano maggiormente

condizionati dalla società nella quale operano, senza porsi troppe domande, mentre quelli orientali hanno un approccio più intimista all’arte e cercano risposte. Non è un caso che abbia vinto Ang Lee la sezione dedicata al cinema, anch’essa zeppa di film occidentali, i quali hanno messo a nudo le vistose anomalie del nostro mondo imperfetto, a sottolineare che

in questo contesto gli artisti orientali sono più neutrali e liberi ed esprimono concetti di valore universale, validi per tutti gli uomini.
     Tra i vari lavori visti segnalo il magnifico lavoro-disegno animato visionario della giapponese Tabaismo (1975) esposto nel Padiglione Italia ai Giardini e la potente e grande video-installazione del cinese Yang Zhengzhong (1968) “I’ll Die (io morirò)”, nella quale su 10 maxi schermi si succedono una serie di persone della strada riprese in varie parti del mondo con la fotocamera, che nella loro lingua affermano appunto: io morirò (I’ll die)! Il risultato è curioso: di fronte all’unica gran certezza per tutta l’umanità così tante differenze e sfumature!
     Insomma la Biennale è una grande babele culturale nella quale si può infilare il dito nei numerosi barattoli di marmellata che ci si presentano, alcuni piaceranno altri saranno disgustosi, l’importante è assaggiare. Vi invito, per sorridere, riflettere e sdrammatizzare l’eccessiva seriosità e auto-celebrazione del mondo dell’arte contemporanea, della Biennale in particolare, a gustarvi il grande Albertone nel mitico episodio “Le vacanze intelligenti” all’interno del film “Dove vai in vacanza?” del 1978 (www.youtube.com/Albertone).
     Insomma: It’s only rock and roll (Mick Jagger, 1974), non prendiamo l’arte troppo sul serio.                               cristiano.calori@fastwebnet.it
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Arte, Venezia, 52, 52esima, Biennale, Commenti, Recensione, 2007, Padiglione Italia ai Giardini, Tabaismo, Yang Zhengzhong, I'll Die