legalmente più potere del rappresentante dello Stato. Dalla Chiesa aveva le mani legate, chiese veri poteri per poter agire, non solo sulla carta, ma Roma non rispose. I risultati, comunque, non si fecero attendere: con dei blitz magistralmente condotti interruppe il summit dei Corleonesi a Villagrazia, attuando anche 10 arresti, mentre in Via Messina scoprì una raffineria di eroina con una produzione di oltre 50 kg alla settimana!
Nel giugno del 1982 egli compilò il “rapporto dei 162”, una vera e propria mappa del crimine organizzato: in cima alla piramide c’erano i Greco di Ciaculli, insieme ai Corleonesi. Per oltre 20 giorni i magistrati palermitani tacquero, poi furono spiccati 87 mandati di cattura: rimasero però latitanti una ventina di personaggi di spicco, fra i quali Michele Greco, detto “il Papa”, braccio violento di suo zio Totò Greco, detto “l’ingegnere”. Seguì poi un rapporto della Guardia di Finanza, che alzò il velo sul mondo delle false fatture e dei contributi pubblici finiti nella tasche di rappresentati della pubblica amministrazione a Palermo. Il generale rispolverò il metodo d’indagine da lui adottato nel passato, sui registri di battesimo e nozze, per vedere quali politici avevano partecipato ad eventi familiari di clan mafiosi; riesaminò anche note spese di ex ministri, a pranzo con potenti boss mafiosi, e, coadiuvato dalla Guardia di Finanzia, passò al vaglio oltre 3.000 patrimoni.
Dallas divenne una vera e propria spina nel fianco e Cosa Nostra (a Palermo o a Roma?) decise di liquidare “il problema”. Il 3 settembre 1982 trenta pallottole di kalashnikov uccisero Dalla Chiesa e la giovane moglie Emanuela Setti-Carraro. Al suo funerale, l’Italia intera pianse e chiese ad alta voce la pena di morte per gli assassini, non solo quelli materiali ma, e soprattutto, quelli morali. Solo Pertini poté raggiungere indisturbato la sua auto al termine delle esequie, mentre gli altri politici intervenuti furono circondati, spintonati e colpiti da monetine dalla folla dolorante. Il 5 settembre arrivò una telefonata anonima alla redazione del quotidiano “La Sicilia”: “L’operazione Carlo Alberto è conclusa”. |