La maggior parte dei disoccupati a Bergamo porta la gonna: su un totale di 28.612 iscritti ai centri per l’impiego, ben 19.293 sono donne. Bisogna sottolineare, però, che su questo dato pesa il numero di straniere senza lavoro e la crisi del settore tessile. L’unica cifra che può consolare è l’81% delle donne con un contratto a tempo indeterminato.
     In politica locale le cose non vanno meglio: vedere un tailleur a Palazzo Frizzoni sembra un miraggio. Bergamo non ha mai avuto un sindaco donna, in consiglio comunale i consiglieri di sesso femminile sono 6 (su 40) e la Provincia ha solo due assessori in gonnella. Qualche cambiamento in positivo inizia però a vedersi: il vicesindaco è donna, Ebe Sorti Ravasio, e i quattro comuni più grandi (Seriate, Treviglio, Ponte San Pietro, Dalmine) sono governati da donne.
     Il risultato finale è negativo: le Bergamasche sono brave ma faticano a trovare lavoro, sono la maggioranza dei disoccupati, possono scordarsi incarichi importanti, corrono rischi gravi sul lavoro e sono meno indennizzate. E pensare che l’8 marzo, solo un mese fa, qualche politico ringraziava le donne per essere una grande forza. Probabilmente si riferiva alla grande forza che devono avere per sopportare una situazione simile e tentare di cambiarla.

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Onorevole Giuliana Reduzzi Vicesindaco Ebe Sorti Ravasio Sindaco Francesca Bruschi