confronti della città che, sebbene si possa beare dei suoi invidiabili e legittimi privilegi, difetta ancora di una politica amministrativa che la traghetti verso l'ordine e verso una precisa organizzazione di ispirazione svizzera. Forse, a causa della mentale forma di anarchia tipicamente italica, non sarà mai possibile giungere ad una gestione ottimale della città, che parte da una concezione oculata del traffico, dell'edilizia rispettosa degli spazi e dell'ambiente, della pulizia, del decoro architettonico, dell'inquinamento acustico, dell'educazione civica basilare per una serena convivenza e via discorrendo. Purtroppo, la città non è proprio un fulgido esempio di virtù e, pertanto, ci si trova nelle condizioni di doversi adattare ad un modus vivendi poco ortodosso senza che l'Amministrazione, garante degli interessi della collettività, adotti e imponga soluzioni a largo spettro nel bene della cittadinanza.
     Mi limito a rappresentare solo alcune banali situazioni dalle quali si può evincere questa colpevole latitanza dell'amministrazione, forse distratta da altre priorità o da altre problematiche sociali. Percorrere le vie della città e della periferia consente di scrutare e d'individuare tante piccole anomalie e di chiedersi perché il governo cittadino si ostini a non intervenire per correggere situazioni talvolta paradossali ma necessarie per raggiungere quell'optimum qualitativo. Viabilità e semafori costituiscono un cocktail micidiale che stenta a trovare soluzione; cantieri a cielo aperto rendono difficoltosa la circolazione veicolare ma poco o nulla si fa per agevolarne il flusso. Si persevera nel mantenere parcheggi, ovviamente a pagamento, collocati sovente in prossimità di strade laterali e senza pensare che costituiscono un pericolo per veicoli e pedoni, salvo, poi, imporre le tanto pubblicizzate zone 30, invenzione partorita grazie all'apporto inconsapevole di qualche sfortunato passante immolatosi cadavere per la causa.
     Ci si trova a transitare davanti a muri o saracinesche dipinti con geroglifici incomprensibili ai più ma comprensibilissimi a quella circoscritta schiera di "bastian contrari" e riottosi sociali che si auto-giustificano e che pretendono di essere giustificati per i loro slanci di creatività. Disponiamo di telecamere che funzionano solamente se i media locali sottolineano la gravità del fatto e che, guarda caso, diventano i grandi fratelli capaci di cogliere gli attimi fuggenti e smascherare i rei di turno. Sopportiamo sia parcheggi selvaggi che impongono cambi di direzione a nonnette e passeggini sia carreggiate libanesi che mettono a dura prova sospensioni di moto e auto, minando la fragile resistenza lombare di conducenti e, peggio ancora, dei trasportati. Fagocitiamo rumori di clacson, di moto da gara, di auto da rally cittadino, di antifurti impazziti, di urla e di schiamazzi vari che fanno da vero corollario ad una città che tutto consente fuorché la tranquillità dei propri residenti, i quali si blindano nelle loro case con infissi antirumore, antispiffero, antitutto, erigendo una cortina di ferro con il mondo esterno. È paradossale che Bergamo, giustamente considerata all'avanguardia economica e sociale ed assoggettata al rispetto delle regole, stenti ancora a modellare se stessa in sintonia con quello che potrebbe civilmente essere e non è.

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