GIULIO PAOLINI - FUORI PROGRAMMA
                                                      di Cristiano Calori - Fotografia Elena Viola

     Sarà visibile fino al 16 Luglio, alla GAMeC, Galleria d'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, la mostra monografica dedicata a Giulio Paolini (Genova 1940) uno dei più importanti esponenti dell'Arte Concettuale internazionale e dell'Arte Povera italiana. La mostra, bellissima, curata dello stesso Paolini e da Giacinto Di Pietrantonio, si articola lungo le quattro sale della Galleria più il salone d'onore dell'Accademia Carrara e un aula della scuola dell'Accademia Carrara.
     La scelta di mettere in relazione i lavori di Paolini con una sala della scuola di pittura dell'Accademia non è ne casuale ne provocatoria, anzi, lo stesso titolo


"Fuori Programma" è la sintesi del Paolini-pensiero: le accademie d'arte devono fornire agli artisti gli strumenti cognitivi per conoscere e riconoscere l'arte, imparare le tecniche (anche se non è indispensabile) per crearla ed elaborarla, rifletterla ed acquisire un proprio linguaggio. Il processo mentale diventa l'aspetto preminente del fare arte; l'idea è più importante della tecnica che si usa per esprimerla. Appunto un "Fuori programma" rispetto al classico programma delle Accademie. L'esposizione nelle quattro
sale della GAMeC è così articolata: Aula di Pittura, Aula di scultura, Aula di disegno, Quadri d'autore. Nelle prime tre Paolini alterna lavori storici ad altri realizzati appositamente in loco, ma in tutte e tre le sale è chiaro il messaggio: dipingo senza dipingere, modello senza scolpire, disegno senza disegnare. Nella quarta sala invece sono raccolte le memorie dell'artista, libri, foto dell'atelier, sintesi del pensiero dell'artista e del microcosmo che gli gravita intorno e che contribuiscono a creare l'opinione che gli osservatori e la critica si fanno dell'artista e del suo lavoro, il luogo della memoria condivisa.
     Nella sala d'onore dell'Accademia Carrara una grande installazione, nella quale ci sono tre figure identiche in gesso a grandezza naturale in abiti settecenteschi, evidenzia la vocazione illuminista di Paolini: l'artista, il modello, lo spettatore sono rappresentati sullo stesso palco, evocando una certa teatralità, sottolineando il ruolo primario che ha lo spettatore nel suo lavoro, il quale senza
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