PRIMO RICONOSCIMENTO PER IL DANNO DA FUNO PASSIVO
                                 di Gaetano Marco Parisi

     La sentenza del Tribunale di Roma in data 11 maggio 2005 rientra fra quelle che vengono definite "di portata storica". Per la prima volta è stato infatti riconosciuto un ragguardevole risarcimento (quasi 400.000 Euro) in favore degli eredi di una donna non fumatrice, ammalatasi di tumore al polmone a causa del fumo delle colleghe di stanza. La sentenza, sebbene proveniente da un organo giudicante di primo grado e priva dell'autorevolezza riconosciuta abitualmente alle pronunce della Corte di Cassazione, costituisce un importantissimo precedente in materia, suscettibile di applicazioni ben più ampie di quella del caso a cui si riferisce.
     È opportuno iniziare da una breve esposizione della vicenda. Una dipendente del Ministero dell'Istruzione, non fumatrice e priva di fumatori tra i familiari più stretti, si trova a dover lavorare in una stanza piccola e priva di aeratori, in compagnia di tre colleghe accanite fumatrici. Tutte le sue proteste e richieste di trasferimento in altra stanza vengono regolarmente ignorate. Dopo sette anni in queste condizioni, le viene diagnosticato un carcinoma epidermoidale al polmone, un tipo di tumore direttamente correlato al fumo. Subisce un intervento chirurgico e diversi cicli di chemioterapia con i pesantissimi effetti collaterali da questa comportati. Il suo fisico debilitato viene colpito da bronchite cronica asmatica ed enfisema polmonare. Da ultimo, sopraggiunge un grave stato depressivo, direttamente correlato a tutto il resto. Alla fine muore per cause estranee alla malattia, in un incidente stradale. I familiari chiedono il risarcimento del danno al Ministero dell'Istruzione, quale datore di lavoro della defunta, per violazione degli obblighi di tutela della salute del dipendente, ottenendo pochi giorni fa una pronuncia favorevole, con riconoscimento di Euro 263.725,00 per danno biologico ed Euro 132.000,00 per danno morale, oltre alle spese legali.
     Veniamo ora alle implicazioni di questa innovativa sentenza e vediamo soprattutto quali strade apre alle vittime del fumo passivo. La prima cosa da sottolineare è il fatto che la pronuncia non è stata emessa nei confronti delle colleghe fumatrici, né dell'Ente Tabacchi Italiano, bensì del Ministero dell'Istruzione. All'origine del risarcimento vi è infatti la violazione delle norme in materia di sicurezza nei luoghi di lavoro, le quali impongono al datore l'obbligo di adottare tutti gli accorgimenti idonei a tutelare la salute dei dipendenti. Nel caso di specie, la stanza ove si svolgeva l'attività era piccola e priva di aeratori e

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