SAN BOBO A PALAFRIZZONI
                                 di Silvia Ferrari

     Aria di nuova tempesta sulla Giunta, dopo la provocatoria lettera dell'assessore di Rifondazione Roberto Trussardi, pubblicata da "L'Eco" giovedì 14 luglio, circa il dibattito sui rapporti tra laici e cattolici, generato da un intervento dei segretari Ds Rossi e Martina. Il breve scritto di Trussardi, composto da sei tesi, alla maniera delle analoghe e più celebri tesi di Martin Lutero, è un coacervo di puro pensiero vetero-comunista: se non altro, l'assessore ha dimostrato coerenza ideologica, sparando a zero sulla Chiesa bergamasca e sui suoi ministri, accusati di essere "più manager che preti", zelanti funzionari di quella che sarebbe un'istituzione "economica e politica, non morale" che "in sessant'anni di storia repubblicana ha fatto il bello ed il cattivo tempo".
     Accidenti, quanta veemenza! Inutile dire che il signor Trussardi si è attirato le ire di molti cittadini credenti, dello stesso Direttore de "L'Eco" Ettore Ongis, nonché di molti tra i dileggiati preti-manager e, udite udite, perfino del vicesindaco Ebe Sorti Ravasio! La signora Ravasio, senza por tempo in mezzo, ha scritto in tutta fretta una breve letterina al vetriolo al sindaco Bruni, dichiarando di sentirsi offesa come cristiana e cittadina dalle esternazioni di Trussardi, sottolineando l'impossibilità di continuare una collaborazione politica e concludendo con un avvertimento che suona molto minaccioso, a soli sei mesi dalle dimissioni dell'ex vicesindaco Sanga; "Sono certa, caro Roberto, che saprai assumere le decisioni conseguenti". Non si può dire che gli esponenti della Margherita manchino di orgoglio: prima Sanga, ora Ravasio. la seconda defezione in un anno del numero due di Palafrizzoni sarebbe troppo per qualunque amministrazione, genererebbe una crisi insanabile.
     Bruni si è trovato di nuovo ad agire sul filo del rasoio, costretto a decidere se operare un difficile ricomponimento tra Ravasio e Trussardi o, in alternativa, scegliere quale dei due collaboratori sacrificare alla causa. Difendere l'intemperante Trussardi, che con la sua arringa ai limiti della diffamazione ha dato origine ad una probabile rottura della coalizione, o sostenere la piccata vice, sicuramente partita da una posizione più favorevole e, comunque, detentrice di una carica che una volta di troppo rischia di saltare? La questione farebbe sudare freddo anche il più consumato dei diplomatici; ma, colpo di scena, questa volta Bruni trova davvero il modo di salvare capra e cavoli e, con mossa scaltra, cerca e trova una convincente linea di mediazione. Una posizione questa che può essere riassunta in poche parole: disapprovazione dei toni e dei contenuti della lettera di Trussardi, ma convinzione che sia solamente un'opinione personale, seppur offensiva. Insomma, insufficiente a motivare incompatibilità nel proseguimento del progetto politico-amministrativo complessivo.
     Ravasio si dichiara soddisfatta delle garanzie fornite dal sindaco e ritira la minaccia di dimettersi; dal canto suo, Trussardi si defila, nonostante la seduta di lunedì 18 luglio venga inaugurata da un combattivo Belotti (Lega Nord), al contrario determinatissimo a discutere del fatto approfittando della delibera circa la sistemazione del campo da calcio di via Azzanella, che coinvolge la parrocchia di Colognola.
     Questa volta Bruni è riuscito ad evitare una grave crisi interna in modo davvero magistrale e noi non possiamo fare altro che rendergliene merito; appresa la lezione impartita a suo tempo dalla vicenda di Sanga, il sindaco ha dimostrato di saper imparare dai propri errori. Un colpo da vero avvocato.

 
 
 
 
 
         
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