Quando ormai pensavamo di poter godere delle feste natalizie, beatamente ignari del mondo e garrulamente persi in pensieri al sapor di candito, ecco che un terremoto scuote Bergamo: il vicesindaco Sanga si dimette! "Tutta colpa della Luna, quando si avvicina troppo alla Terra fa impazzire tutti", direbbe lo shakespeariano Amleto; a Bergamo, tuttavia, la questione non è tale da giustificare questo poetismo. Altro che Luna! Sanga ha avuto un ottimo motivo per dimettersi: la questione della fusione tra Bas e Asm Brescia.
A metà novembre, Renzo Capra, presidentissimo dell'azienda bresciana, si fa avanti con un'allettante proposta: l'incorporazione per fusione di Bas ad Asm, con una valutazione dell'azienda bergamasca di 93 milioni di euro, corrispondenti ad una quota di partecipazione societaria del 5%. Sicuramente una cifra notevole, motivata dall'impennata delle azioni Asm in Borsa; una cifra che, a nostro parere, ha però offuscato la capacità critica di molti, in primis del sindaco Roberto Bruni.
Capra, circa un mese fa, era stato molto chiaro: "prendere o lasciare, entro il 31 dicembre". Pressato da questa scadenza così prossima, Bruni ha fatto l'impossibile per portare il Consiglio ad una decisione entro i limiti di tempo stabiliti. Bas andrà a Brescia: è questo il verdetto raggiunto nel corso di una riunione notturna ricca di colpi di scena. Il più grande, ed oseremmo dire destabilizzante, è stato l'abbandono della propria carica da parte del vicesindaco Giovanni Sanga, esponente della Margherita, sin dall'inizio contrario ad una fusione con Brescia. A dire la verità, tutta la rappresentanza margheritista a Palafrizzoni si è sempre dimostrata scettica sull'operazione caldeggiata da Bruni, il quale, tuttavia, qualche giorno prima della fatidica riunione, si è premurato di richiamare gli alleati ad un'unità decisionale nel nome del vincolo di mandato.
Obiezione: nel programma elettorale la fusione di Bas e Asm non era contemplata, inutile quindi appellarsi a questo fantomatico vincolo, che in effetti non sussiste. Nonostante questo scivolone di Bruni, la Margherita decide di appoggiare il sindaco, per evitare spaccature in una maggioranza al potere solamente da cinque mesi. Il pur encomiabile sforzo politico del gruppo capeggiato da Fiorenza Varinelli, compatto - eccetto un membro - nel far quadrato attorno al sindaco ed ai Ds, non ha impedito le dimissioni di Sanga, dando così un segnale forte a Bruni ma, soprattutto, all'opposizione. Chissà cosa avrà pensato la minoranza di Centrodestra vedendo consumarsi la rottura tra le primedonne della Giunta dopo soli cinque mesi dall'insediamento a Palazzo Frizzoni. con Veneziani c'erano voluti tre anni per avvertire odore di crisi, Bruni è riuscito a spaccare la maggioranza a nemmeno sei mesi dai festeggiamenti per le elezioni.
La valutazione più critica di questo avvenimento è stata data dal solito Bettoni, lo ricordiamo, contrarissimo all'apertura verso Brescia e fautore di un "terzo polo" a carattere bergamasco, che considera l'abbandono di Sanga "un brutto segnale" per il Centrosinistra. Dello stesso avviso Marco Pagnoncelli, segretario provinciale di Forza Italia, che non risparmia tuttavia una velenosa frecciatina ai colleghi Forzisti della lista Veneziani, colpevoli di aver votato a favore della fusione con Brescia: "oltre ad averci fatto perdere le ultime elezioni, hanno contribuito a farci perdere questo gioiello tra le società bergamasche".