SOLIDARIETÀ IN FUNZIONE DEI MEDIA
                                              di Gaudenzio Rovaris

     La S. Pasqua è ormai alle spalle. Come il S. Natale è l'occasione di riflessione profonda sulla vita e le opere di bene che uno può fare. È una strana coincidenza; ma alla vigila di Natale c'è stato il fenomeno naturale dello tsunami (quasi 3.000.000 di morti, Paesi distrutti con gravissime conseguenze sulle loro economie) ed alla vigila di Pasqua il terremoto che ha creato allarme e distruzione nella stessa zona geografica. Nella prima occasione abbiamo assistito a una corsa alla solidarietà che ha coinvolto praticamente tutti (effetto media? o perché troppi occidentali sono stati coinvolti in prima persona in un momento che avrebbe dovuto essere di distensione e di svago?); mi sembra che ora, tirato un respiro di sollievo in quanto nessun vacanziere è stato coinvolto, la situazione sia diversa sia nel campo della solidarietà che dei media. Comunque la generosità dimostrata è stata offuscata dai dati apparsi sui mezzi di comunicazione circa le percentuali realmente versate ai vari Paesi di quanto raccolto, ma anche dal silenzio di informazione sul loro impiego; d'altra parte la maggior parte di noi non si interessa poi molto di questo.
     Ancora una volta la lettura dei proverbi ci invita a pensare: in Umbria dicono "Fa' del bene e scordate, fa' del male e pensace" (Fa' del bene e dimenticalo, fa' del male e pensaci...), in Toscana "Fa' der bene a' ciuci" (far del bene senza avere ricompensa come dare uno zuccherino agli asini...) e del resto il buon Lisander (Manzoni...) nel suo romanzo invitava a non compiere il bene se non si era pronti a ricevere la non gratitudine dei beneficiati.
     Se nessuno di noi desse alcunché, certamente non ci sarebbero ruberie; d'altra parte "Chi guverna 'a rrobba 'e ll'ate nun se cocca senza cena" (chi amministra i beni altrui non va a letto digiuno) dicono i Campani. Resto però dell'idea che ciascuno debba rispondere alla propria coscienza perché "'o Pataterno addo' vede à culata, llà spanne 'o sale" (Il Padretereno dove vede un bucato sciorinato, lì invia il sale; la bontà e la provvidenza del cielo sono presenti dove occorre), "Aria netta nun ave paura 'e tronnele"(aria pulita non teme i tuoni) come dicono i buoni Napoletani, ma anche "El tem a pasa, la mort a ven, beato chi 'l a fat del ben" (Il tempo passa, la morte avanza; beato chi ha fatto del bene) come ricordano i Piemontesi.
     Forse la filosofia napoletana del "Futtatenne" (lascia perdere) non è la più produttiva, anche se spesso siamo invitati a farlo. In un momento in cui sembra non ci tocchino i drammi di naufragi disperati o di clandestini che cercano fortuna nel nostro Paese forse è facile tranquillizzare la nostra coscienza con la generosità; visto che pochissimi dedicano energie, ricerca e impegno personale verso il terzo mondo diamo loro almeno un sostegno materiale.

 
 
 
 
 
   
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