IL MURO OCCIDENTALE O DEL PIANTO
                                 di Cristiano Calori

     È interessante il dibattito esploso su stampa locale e nazionale a proposito delle mostre d'arte in e di quelle out , o meglio: quando una mostra d'arte fa cultura e quando invece fa, soprattutto, audience. Il tema l'avevo già toccato con Giacinto Di Pietrantonio durante il colloquio pubblicato nel mese di Dicembre nella mia rubrica in Infobergamo.it. Mi interessa riparlarne soprattutto ora che si sta per aprire (22 Marzo) la mostra: Cézanne Renoir. 30 capolavori dal Musée de l'Orangerie. I "classici" dell'Impressionismo dalla collezione Paul Guillaume negli spazi della GAMeC di via san Tomaso, dopo che si è appena chiusa (20 Febbraio) una grande mostra al Teatro Sociale: Fabio Mauri. Il Muro Occidentale del Pianto.
     Quella di Cézanne e Renoir è facile indovinare che provocherà code, articoli e commenti in ogni angolo della città; il fatto in sé non è negativo . Quella di Fabio Mauri è passata pressoché inosservata, salvo che per i pochi passeggiatori domenicali (compresa mia suocera) di Città Alta e gli altrettanto pochi cultori dell'arte contemporanea, il fatto in sé non è positivo . I pochi fortunati che hanno potuto vedere la Mostra di Fabio Mauri sono rimasti sorpresi, entrando nel teatro del Pollack in Città Alta, da impressionanti rumori di aerei da bombardamento, un pugno nello stomaco che faceva rizzare i peli delle braccia e fatto fluire copiosamente sangue ai capillari della testa. Il Muro Occidentale o del Pianto, proposto per la prima volta in occasione della XLV Biennale di Venezia del 1993, è stato realizzato con valigie di forme e dimensioni diverse e oggetti d'uso, tutti appartenuti a persone che hanno subito la deportazione. L'artista ha scelto di affiancare alla monumentalità del Muro il Gioiello-Laiback ed evocare, attraverso la sua dimensione intima e preziosa, un contrasto drammatico e denso di emozione.
     Il monile, parte dell'installazione-performance Ebrea, svela, ad uno sguardo più attento un agghiacciante orrore: un'etichetta lo riconduce alla propria origine, ossia l'essere in realtà realizzato con parti umane; l'ornamento in oro e platino porta, infatti, incastonati ai metalli preziosi due denti. Il lavoro di Mauri è una dichiarazione di anti-razzismo e tolleranza universale. Gli spettatori sono così messi di fronte al male e invitati a riflettere sulla natura crudele e mistificatoria di qualsiasi ideologia.
     Questa era una mostra da vedere e non capiterà spesso di ri-vedere. Aprirà il 22 Marzo invece quella di Cézanne e Renoir con l'esposizione di 32 opere mai presentate in Italia e provenienti dal Musée de l'Orangerie dalla collezione del mecenate e collezionista d'arte Paul Guillaume, non i capolavori dei due artisti

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