Al di la delle opinioni sul bello e disquisizioni di estetica sulle quali si sono confrontati e consumati filosofi di ogni epoca senza mai arrivare ad una conclusione univoca, pare evidente che l'intervento non ha soddisfatto gli abitanti della zona che hanno vivacemente protestato sin dalla presentazione del progetto, pare altresì chiaro che sia "malattia di molti architetti contemporanei", anche dei più grandi, non solo dei loro giovani cloni, voler lasciare un impronta forte in ogni intervento, disinteressandosi del contesto nella quale la loro opera viene collocata o peggio, non tenendo conto delle esigenze dei fruitori.

     La storia è piena di opere architettoniche non apprezzate dai contemporanei e rivalutate dalla storia, ma suvvia non ci pare proprio questo il caso. Nel caso specifico del Parco Locatelli si è sostituita una tettoia arrugginita sotto la quale venivano ricoverate le auto con un'altra tettoia in metallo blu, almeno finché non arrugginirà, più o meno delle stesse proporzioni, sotto la quale, mi viene da dire, verranno ricoverati i bambini.



Bella pensata. Un parco, per sua definizione, è un luogo in una città nel quale l'habitat naturale è preservato o, al limite, ricostruito artificialmente (pensiamo a Central Park a New York), quindi ci si aspetta di trovare alberi, fontane, piazze per aggregare, zone di sosta, insomma, un ambiente ovattato per trascorrere qualche ora lontano dai rumori, dallo stress e dal cemento delle città moderne, magari leggendo qualche buon libro.

Questi sono i requisiti minimi richiesti!
     Dispiace rilevare che in un epoca come quella contemporanea, nella quale la libertà di espressione è ai massimi valori storici, manchi un educazione al bello, al rispetto dell'ambiente, alla critica, alla memoria che permettano di lasciare testimonianze durature. Oggi si può fare tutto e il contrario di tutto, l'importante è rispettare gli indici urbanistici; cioè freddi numeri; forse varrebbe la pena di interrogarci su cosa si intenda per bello; se non si può codificare il bello, per lo meno mettiamoci d'accordo su cosa si intende per brutto. Per Dostoevskij la bellezza salverà il mondo. Spero si sbagliasse altrimenti mi vien da dire che "siam fottuti".
     Saranno memoria collettiva della nostra città: il Parco Suardi, il Marenzi, il Caprotti, tutti parchi lasciati alla collettività da illuminati aristocratici del XVIII secolo, dubito sopravviverà nella memoria il Parco Locatelli.

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