sicura la Dakar, credo bisognerebbe disputarla con moto più leggere. Tra benzina, sistemi di navigazione satellitare e motore più potente, le moto sono sì più veloci, ma anche molto più pesanti; e se si 'imbarcano' nella sabbia è dura tenerle in piedi!" A conferma di queste parole, il vulcanico Giò ci porta nel cortile dell'officina per mostrarci la moto con la quale ha corso l'edizione appena trascorsa della Barcellona-Dakar; ancora impolverata dalla sabbia del Sahara, la KTM sembra il purosangue di un condottiero dopo la battaglia o forse è il nostro cuore di appassionati che ce la fa apparire così?! .alta, maestosa, coperta dalle "cicatrici" dovute al clima impietoso del deserto africano. Ad occhio e croce, credo che pesi sui due quintali e Giò ce lo conferma: "Sono 180 kg, sì."
     Correndo la Dakar, si attraversano terre lontanissime dalla nostra per aspetto e atmosfera, abitate da popolazioni con una cultura molto diversa da quella europea: che sensazioni si hanno dal contatto con queste genti? "Per la verità, è piuttosto difficile cogliere lo spirito africano, anzi direi quasi impossibile.

La corsa si svolge troppo velocemente, le persone nei villaggi sono spaventate dal nostro arrivo su queste enormi moto rumorose. Oggi, poi, con l'adozione del GPS, si può evitare di passare attraverso un villaggio; lo si costeggia per poi recuperare la direzione con l'aiuto del satellite. Nei momenti di riposo invece si resta comunque all'interno dei piccoli campi costituiti dai Team in gara; ecco perché le occasioni di incontro sono ridotte al minimo."
     Per un pilota, si sa, la forma fisica è importantissima; quando poi l'entità dello sforzo è intensa come nella Dakar, diventa fondamentale avere un'ottima preparazione atletica. "Qualche tempo prima della Dakar, inizio ad allenarmi con moto da rally. Poi, ovviamente, continuo in palestra. Purtroppo è impossibile
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