Secondo una ricerca del Centro Studi dell'associazione, i buoni pasto utilizzati ogni giorno sono 2 milioni, ovvero 400 milioni di tagliandi all'anno, un quarto dei quali distribuiti dalla pubblica amministrazione. Le commissioni ''si aggirano fra un minimo del 5% e un massimo del 13%, con una precisa tendenza al rialzo; in pratica, in termini monetari, il valore medio complessivo delle commissioni su tutto il giro d'affari, che è pari a 2,5 miliardi, corrisponde a 225 milioni di euro''. Ad aggravare la situazione, sottolinea la Fipe, sono state "grandi realtà come Telecom, Enel, Sieco, Ferrovie dello Stato, Comune di Napoli e Consip, che hanno spuntato ribassi sul valore nominale del buono pasto da un minimo del 13,5% fino addirittura al 18,72%. Ciò significa che su un volume di buoni appaltati, pari a 907 milioni di euro, lo sconto è stato pari a 146,8 milioni di euro, il quale pesa in massima parte sulle casse di baristi e ristoratori".
     A lamentarsi non sono però solo i pubblici esercenti. Le associazioni dei consumatori denunciando il danno per i cittadini, chiedono infatti un intervento dell'Antitrust o, come soluzione alla speculazione, di versare il corrispettivo economico dei buoni direttamente in busta paga. Si spera che gli esercenti non trovino più facile abbandonare la protesta aumentando il prezzo dei prodotti offerti al pubblico, altrimenti anche questa volta l'abbiamo presa nello stomaco.

     Per eventuali chiarimenti ed approfondimenti potete scrivere alla redazione oppure contattarmi direttamente tramite la mia e-mail:       gabbiadini@tim.it

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