NON CONVENTIONAL WORDS
                                              di Francesca Frosio

     Aprendo la porta della Galleria Fumagalli non aspettate di trovarvi davanti la "solita" mostra. Non ci sono quadri alle pareti, targhe con titolo delle opere ed anno di composizione, luci studiate. Tutto è riassunto da sette grandi scritte al neon, monocrome, alte due metri: esse sono l'immagine, il titolo, la luce. È così che Nannucci, artista di fama internazionale, ha deciso di segnare il suo ritorno in una galleria d'arte italiana, dopo dieci anni di assenza. L'esposizione, all'apparenza semplice, anche nel titolo ("neon words" sono infatti le installazioni presentate), si mostra in realtà come sintesi della ricerca artistica di Maurizio Nannucci, che dagli anni '70 si occupa del rapporto tra luce, colore, scrittura, forma, e costituisce un buon esempio del suo personalissimo linguaggio.
     Le opere sono state realizzate appositamente per l'esposizione; per questo motivo, il loro rapporto con lo spazio è ottimo: la mostra si organizza, infatti, in un percorso che, partendo dal rosso SHOCK e travolgendo LOOK e HEAR, arriva fino a EXPLORE, PERCEPTION, MIND, VISION. La disposizione dei neon guida lo spettatore in un cammino originale, tra l'emozione e lo stimolo dei sensi. L'approccio dell'osservatore può così seguire le linee tracciate dall'artista, ma anche essere più personale, istintivo, lasciando spazio al proprio sentire e ad interpretazioni diverse. Il coinvolgimento di chi guarda aumenta grazie alle luci: infatti l'unica fonte luminosa sono i "neon words", che avvolgono lo spettatore, lo illuminano, lo rendono partecipe dell'opera stessa.
     L'esposizione, durata dal 26 febbraio 2005 al 20 aprile 2005, è stata una buona occasione per vedere "al chiuso" le opere di un artista che, solitamente, preferisce il rapporto con spazi architettonici urbani, come dimostra il capolavoro "polifonia" all'Auditorium di Renzo Piano a Roma. L'occasione bergamasca era dunque un'imperdibile opportunità per chi apprezza Nannucci, ed era interessante anche per coloro che vogliono conoscere i fondamenti della sua ricerca espressiva, pur non avendone mai visto i lavori. Da un punto di vista più generale, invece, questa mostra "non convenzionale" è stata un'importante possibilità di farsi un'idea di uno dei percorsi innovativi dell'arte contemporanea.

 
 
 
 
 
 
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