Il professor Don Paolo Fontana, docente di Ecumenismo e Teologia Sistemica all'Istituto Superiore Ligure di Scienze Religiose, ha dibattuto con gli ospiti e gli ascoltatori intervenuti, sul volume dal titolo "L'inquisizione: atti del simposio internazionale - Città del Vaticano 19 - 31 Ottobre 1998", sottolineando come l'attuale Pontefice abbia ritenuto la questione "Inquisizione" e l'uso della forza e della violenza nella diffusione della religione cattolica, "bisognosi di revisione critica e ripensamento".

     In conclusione, lo storico e saggista dottor Paolo Portone ha introdotto un nuovo punto di vista in merito al revisionismo storiografico, alla necessità di rivedere le conclusioni alle quali si è giunti durante gli studi sul fenomeno ed alla presunta "svolta moderata" da parte del Tribunale dell'Inquisizione romano tra '500 e '600 interrogandosi sulle motivazioni che hanno spinto la Chiesa di Roma ad "allentare la presa" nei metodi persecutori: il dibattito
ha sottolineato come la persecuzione messa in opera dall'Inquisizione sia stata parte integrante del percorso di crescita della Chiesa. La sopraccitata Inquisizione avrebbe dunque contribuito al processo di modernizzazione del nostro Paese; contrastando senza mezzi termini il proliferare della tradizione magica e popolare si sarebbe quindi giunti all'accrescimento culturale ed alla maturità religiosa nel nostro Paese. La Congregazione romana del Sant'Uffizio pertanto avrebbe permesso l'affermazione di una religione meno esteriore e più vicina ai dettami dei testi sacri, grazie alla sua inflessibile azione volta ad estirpare dalla radice l'insieme dei culti tradizionali e delle superstizioni esistenti in quel periodo, così come ci testimoniano le numerose tracce degli altrettanto numerosi processi avvenuti. Il dibattito si è quindi articolato attorno alla veracità di questo moderno processo di crescita culturale e religiosa e sulla plausibilità ed efficacia dell'azione svolta dai tribunali. Secondo gli ospiti intervenuti il fallimento di tali ipotesi è lampante e se ne può trovare traccia nell'evidente proliferazione del culto della Wicca, la più diffusa forma di neopaganesimo e magia contemporanea pressoché totalmente femminile.
 
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