singolorepellenti, porta alla burocratizzazione sociale ove le persone non si rendono conto di essere entrate nella macchina dello Stato. Il degenero più lampante si trova nell'esercito come braccio della sicurezza, tutore severo e sregolato, senza limiti alle ispezioni ed alle violenze e di cui Fouchet, capo della polizia parigina ne fu l'emblema. Da questi fenomeni, nuovi per l'epoca, emerge la concezione di comando come esercizio del potere, il quale, espletato dalle autorità, nelle società primitive aveva un carattere religioso e si incarna nel potere pastorale di Stato. Quest'ultimo, non potendosi basare sulla "fede", vede disgregarsi davanti agli occhi una massa informe di scapestrati, soprattutto quando, in maniera macroscopica, il caos regnava sui piccoli stati d'Europa che rivendicavano l'autonomia. Questi nazionalismi e protezionismi che caratterizzano negl'anni trenta l'Europa, attraversano in maniera forte la costituzione creativa dei governi. Agire per il fine d'agire non porta creazioni ma separatismi, mancanza di scopi per fuggire dal dissipamento collettivo. Le culture in questione non erano nuove, ma riciclate sulle ceneri degli antichi fasti. Ortega, settanta anni prima, proponeva, come soluzione, gli Stati Uniti d'Europa, per ovviare ai problemi intercorrenti tra comando ed ubbidienza e per attutire il fenomeno nocivo ed antimoderno dei nazionalismi protezionistici.
     Restare chiusi in un sistema senza poterne vedere altri intorpidisce l'immaginazione ed innesca una perpetuazione del crimine, supportata dall'impossibilità del confronto con le altre società, perché ad un torto si può rispondere con un altro torto, ma si può anche sopportare in silenzio l'evento. Da questi atteggiamenti ingranditi a dovere si possono ricavare i tratti salienti delle popolazioni europee, che vagano in stato di smarrimento, pronte a commettere angherie (genocidi) o ad obbedire ad un governo, come fece la popolazione nella Spagna di Franco.
     La creatività e la voglia di mettere in discussione qualsiasi cosa, partendo dal singolo cittadino, è il motore per la crescita. Altrimenti i rischi di lacerazione si farebbero più probabili, sia per il comparto economico-produttivo, sia per l'apparato intellettuale.
Penso che sia capitato a tutti, anche ai giorni nostri, di sentire continue lamentele rivolte a questa o a quella istituzione, ma di sentire mai nessuno proporre invece una soluzione. È il nichilismo più pericoloso, quello diffuso tra l'opinione pubblica, un ammasso di ideali confusi. Perfino tra gli statisti di tutti i tempi regnava questa confusione, l'incapacità di adattare ad un livello reale le idee troppo grandi o strane al punto che Orterga definisce abili e lucidi intelletti solamente Giulio Cesare e Temistocle. La politica scienza del reale è un argomento ostico, dove molti sbattono il naso e dove altrettanti contribuiscono ad esautorarla dei propri poteri. Il vero cittadino democratico deve essere sia attivo che passivo e soprattutto consapevole della propria appartenenza ad uno stato, il quale non è germogliato grazie a poteri sovrannaturali, ma per il volere di società pregresse e tramite un ordine di uomini spinti da un ideale, che, pur portando con sé violenza e guerra, ha indirizzato tutti verso un obiettivo comune; uno sforzo strenuo che pare ormai sepolto in una tomba e che le masse, sembrerebbe, non siano più in grado di riesumare.
                                                                               Gabriele Antonietti

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