LA CIFRA
                                 raccolta di poesie di Jorge Luis Borges

     Jorge L. Borges, argentino di Buenos Aires, termina di comporre buona parte delle poesie contenute in questa raccolta nel 1981, anno storicamente importante in quanto, un solo anno più tardi, il suo paese sarebbe entrato in guerra con il Regno Unito. Tuttavia questa disputa non influenza affatto quest'opera, degna dello scrittore "dell'Antologia fantastica", in grado di ricreare immagini profondamente cerebrali ad ogni verso. Borges scrive con la mente, con il genio di una logica lievemente nascosta sotto le righe, con il colpo di scena che ribalta le aspettative ed in ogni suo racconto, come in ogni poesia, accade questo. Grande studioso di letteratura Inglese, rivela molti aspetti tematici cari alla letteratura preromantica Inglese, al punto da intitolare a poeti come Blake alcuni versi scritti in uno spagnolo malincolico. La musa ispiratrice è però la sua compagna, conosciuta nell'età spensierata della giovinezza, che in questa raccolta più che mai concorre a fare eccellere la tematica dell'amore. Amore come mastice universale, di un uomo che attraversa, in punto di morte, tutto il suo ricordo per accorgersi quanto il suo viso sia fatto da ciò che ha visto e compiuto. Ecco i versi di chi si vede attraverso uno specchio, per capire che lo specchio è lei che ha amato e che attraverso di lei può vedere quanto contenga dentro il suo corpo…… in questi versi si nasconde invece l'ansia metafisica dell'infinitezza del presente, impossibile da cogliere nel suo intero:

"In quel preciso momento l'uomo si disse:
cosa non darei per la gioia
di stare al tuo fianco in Islanda
sotto il gran giorno immobile.
In quel preciso momento
l'uomo le stava accanto in Islanda."

 
 

 

SHINTO

Quando ci annichilisce la sfortuna,
in un momento ci salvano
le minime avventure
dell'attenzione o della memoria:
il sapore di un frutto, il sapore dell'acqua,
quel volto che un sogno ci riporta,
i primi gelsomini di novembre,
l'anelito infinito della bussola,
un libro che credevamo smarrito,
il ritmo di un esametro,
la piccola chiave che ci apre una casa,
l'odore di una biblioteca o del sandalo,
il nome antico di una strada,
i colori di una mappa,
una etimologia imprevista,
la levigatezza dell'unghia limata,
la data che cercavamo,
contare i dodici ritocchi oscuri,
un brusco dolore fisico.
Sono otto milioni le divinità dello Shinto
che viaggiano per la terra, segrete.
Queste semplici divinità ci toccano,
ci toccano e ci lasciano.

 
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