Mentre continuiamo l'esplorazione dei dintorni, vengo colto dalla mia solita curiosità frenetica, quasi ossessiva, perché voglio vedere dappertutto, senza perdermi alcun particolare. Dunque comincio a camminare qua e là, seguendo i canali di scorrimento dell'acqua, cercando le saracinesche per il controllo del livello del bacino, osservando l'inizio e la fine delle rotaie funicolari; naturalmente, fin dove mi è consentito l'accesso vado, porte e scale comprese. Marta invece, molto meno temeraria, resta sul ciglio della diga a contemplarmi nella mia irrequietezza.
     Giunto dalla parte opposta della chiusa, alla mia sinistra, lontano dalle strutture, un canale gigantesco e naturale, più profondo che largo, si fa spazio fra le montagne. Immediatamente una dozzina di domande sommergono la mia mente: "A che cosa servirà? Passerà forse da qui l'acqua che, gettandosi nel vuoto, crea la cascata?". Io odio terribilmente queste domande a cui non so dare delle risposte, odio questa ignoranza che ostacola la possibilità di soddisfare una irrompente curiosità.
     Qualche minuto di riflessione e non vedo altra soluzione che avventurarmi nelle vicinanze di questo canale misterioso. Durante il mio cammino, osservo un largo solco alla mia destra, coperto di
erba e chiaramente realizzato per lo sfogo dell'acqua in eccesso del piccolo lago. Esso termina dove si fermano i miei passi: sul ciglio del gigantesco canale, una voragine di almeno 50 metri di altezza. Arditamente mi sporgo, aggrappandomi saldamente ad una sporgenza di roccia; pochi centimetri più in là o un passo falso segnerebbe la mia morte. Tremante e inorridito osservo le estremità di questo tanto spaventoso quanto enorme canale: a destra, questa profonda e umida voragine priva di vegetazione termina nel vuoto. È là che l'acqua inizia il suo salto nella valle. Anche solo pensando al vuoto che si presenta oltre quel ciglio rabbrividisco. A sinistra, invece, ci sono due "buchi" nella roccia, di diverse dimensioni: quello più piccolo viene usato come sfogo per l'acqua forzata della centrale idroelettrica, quello più grande è scavato sotto la montagna e mette in comunicazione la diga maggiore. È da qui che esce l'acqua che genera lo spettacolo di Valbondione.
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